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Salvini con gli agenti: “Conosco quei padri di famiglia: non avrebbero fatto nulla di male”

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE. “Chi sbaglia paga soprattutto se indossa una divisa però non si possono coinvolgere tutti i 40mila donne e uomini di polizia penitenziaria e non si possono sbattere in prima pagina con nomi e cognomi. Serve rispetto per uomini in divisa che ci proteggono in strada, i singoli errori vanno puniti. Conosco quei padri di famiglia sotto accusa e sono convinto che non avrebbero fatto nulla di male”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, alla trasmissione Barba&Capelli su Radio Crc Targato Italia confermando domani alle 17 la sua presenza al carcere di Santa Maria Capua Vetere.

 

Magistrati preoccupati

“A luglio 2021 saranno venti gli anni trascorsi dai fatti del G8 di Genova. Nomi come Diaz e Bolzaneto evocano quella “eclisse della democrazia” sulla quale ancora dobbiamo riflettere. Nell’anniversario di quel dramma, le immagini dei pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere e le parole del comunicato stampa della Procura della Repubblica di quella città dimostrano che abbiamo ancora davanti, e non alle spalle, i problemi della tortura, dell’uso eccessivo della forza da parte chi detiene il monopolio della violenza, dei modelli organizzativi delle agenzie di polizia, dei depistaggi e delle coperture istituzionali, delle reticenze ascrivibili allo spirito di corpo, delle impunità, delle difficoltà a svolgere inchieste effettive sugli abusi”.

 

Lo sottolinea in una nota Magistratura democratica.

 

“Assistiamo profondamente feriti al ripetersi di dinamiche già conosciute anche in sede giudiziaria: pianificazione delle aggressioni, modalità dei pestaggi (dal “corridoio umano” ai colpi alle dita della mano), coperture, percezione di impunità, riduzione della persona detenuta a oggetto nelle mani del potere dei custodi. Anche a fronte dell’evidenza delle immagini non faremo l’errore di dare per accertata la responsabilità degli indagati. Dinamica dei fatti e responsabilità individuali sono rimesse all’accertamento dell’autorità giudiziaria. E, tuttavia, avvertiamo questa vicenda – affermano ancora le toghe di sinistra- come l’ennesimo tradimento della democrazia. Magistratura democratica continuerà a porre il tema della violenza di polizia al centro della sua riflessione, nella convinzione che” prevenzione e repressione degli abusi di polizia nell’uso della forza non passano soltanto attraverso le doverose sospensioni e rimozioni delle c.d. mele marce, dei singoli che eccedono, ma attraverso un serio ripensamento dei modelli organizzativi delle agenzie di polizia – a partire dall’adozione dei codici identificativi – e del concetto di ordine pubblico che siamo tutti chiamati a costruire a livello culturale, politico, simbolico”.