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Delitto Tondi, la sentenza-bis: “Emilio ha ucciso sua moglie”. La pena inflitta

 

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE. Nessuna esitazione. Nessuno sconto. Pure per i giudici della prima sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli Emilio Lavoretano è l’assassino di sua moglie, Katia Tondi.

In secondo grado è stata infatti confermata la condanna a 27 anni di reclusione già inflitta dai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti dell’ex meccanico, ritenuto l’unico responsabile per la morte della giovane consorte avvenuta nel loro appartamento di Parco Laurus a San Tammaro.

La difesa ha provato a smantellare l’impianto accusatorio evidenziando buchi nelle indagini focalizzate quasi esclusivamente sull’orario come elemento per determinare la colpevolezza di Emilio Lavoretano. Alla fine parte civile, accusa e giudici hanno concordato sulle responsabilità dell’ex meccanico che adesso può giocarsi la sola carta della Cassazione per evitare una lunga condanna per omicidio.

L’orario e l’alibi

La Procura incriminò Lavoretano, quale maggiore sospettato di omicidio volontario commesso con le modalità dell’impeto, per uno scatto d’ira. L’imputato si è sempre difeso dicendo di essere uscito poco prima delle 19, quando la moglie era ancora viva, di essere rincasato intorno alle 20, e di aver rinvenuto il corpo della moglie accasciato vicino alla porta di casa; a conferma del suo alibi consegnò anche uno scontrino della spesa, e fu inizialmente creduto.

In fase di indagine emersero discrepanze sull’orario della morte della donna già con la prima perizia eseguita dal medico-legale incaricato dalla Procura, secondo cui la Tondi sarebbe stata uccisa tra la 14 e le 16, orario in cui Lavoretano non era presente in casa in quanto a lavoro (era dipendente presso un’officina di cambio gomme), mentre la 31enne in quell’arco temporale era in compagnia della madre.