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Retata contro il clan D’Albenzio, 6 arresti dopo condanne. NOMI E FOTO

 

 

MADDALONI. A ormai 7 anni dal primo blitz in queste ore a Maddaloni le forze dell’ordine stanno scrivendo la parola fine sulla maxi operazione che nel 2014 smantellò la cosca dei D’Albenzio, alleati storici dei Belforte di Marcianise.

Nei giorni scorsi la Corte di Cassazione ha infatti respinto otto ricorsi presentati dagli imputati a seguito delle sentenze di condanna inflitte in Appello nel 2019.

Tra i coinvolti in quella sentenza, ora diventata definitiva, Antonietta Ciardiello (7 anni);  Michele Di Caprio (6 mesi); Nicola Loffredo (10 anni e 6 mesi); Ciro Micillo (6 anni e 8 mesi); Francesco Pisanti (6 mesi); Giuseppe Martino (9 anni e 6 mesi); Domenico Loffredo e Michele Cerreto.

In queste ore le forze dell’ordine stanno eseguendo gli ordini di carcerazione (sei in totale) successivi alle condanne. Tra i destinatari già raggiunti dal provvedimento Ciro Micillo, già recluso per altro e difeso dall’avvocato Michele Ferraro, e Nicola Loffredo. Si salvano dall’arresto coloro che hanno rimediato condanne inferiori ai due anni a partire  da Salvatore Cioffi (1 anno e 4 mesi in Appello), rappresentato dall’avvocato Mario Corsiero, che ha ottenuto già in Appello due anni fa i benefici della sospensione della pena.

Le accuse

Gli imputati, 13 in tutto fino al secondo grado di giudizio, erano accusati, a vario titolo, di concorso in associazione per delinquere di stampo mafioso, plurime condotte estorsive, reati inerenti le armi, associazione per delinquere finalizzata all’acquisto, alla detenzione ed allo spaccio di stupefacenti; delitti, questi, aggravati dal fine di agevolare un clan camorristico, quello appunto dei Belforte

Otto anni di malavita tra Maddaloni e la Valle

L’articolazione del clan, smantellata nel corso dell’operazione del 2014 della Squadra Mobile di Caserta , era attiva a Maddaloni, Cervino, Valle di Maddaloni e Santa Maria a Vico e, originariamente, faceva capo ad Angelo Amoroso, ucciso in un agguato il 24 maggio del 2006, per poi passare sotto la guida di Antonio Farina e Nicola Martino, sino al giorno del loro arresto, avvenuto nel 2009. In particolare, le investigazioni hanno riguardato gli assetti del cartello camorristico dal 2006 al 2014, svelandone le attività criminali poste in essere sul territorio. Relativamente al delitto delle estorsioni, un determinante contributo veniva fornito dal sequestro di alcuni appunti riportanti nominativi e cifre chiaramente riferibili ai ratei richiesti dall’organizzazione a imprenditori e commercianti della zona; appunti sequestrati dalla Squadra Mobile a gennaio del 2011.