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Braccianti sfruttati, spuntano pure violenze: i 4 indagati si difendono

 

MONDRAGONE. Spuntano anche le violenze nell’inchiesta sui braccianti sfruttati nel Casertano. In alcuni casi erano costretti a restare a stare piegati a raccogliere e se si lamentavano venivano anche insultati o addirittura aggrediti. Uno scenario pesante sul quale si sono soffermati gli interrogatori di garanzia svoltisi ieri.

 

I due indagati hanno risposto alle domande del gip provando a difendersi dalle accuse di associazione a delinquere dedita allo sfruttamento del lavoro e dell’intermediazione illecita di manodopera. Nella giornata di ieri sono stati ascoltati Gennaro Bianchino (in carcere), Pasquale Miraglia (ai domiciliari), Vincenzo Miraglia (obbligo di firma) e Francesco Pagliaro (obbligo di firma), assistiti dagli avvocati Raucci e Lavanga.

Il sistema

I braccianti, soprattutto donne, erano costretti a lavorare 6-7 giorni a settimana con turni dalle 7 alle 12 ore, e per appena 4,50 euro all’ora tra i campi di Mondragone, Castel Volturno, Falciano del Massico, Grazzanise e Villa Literno.

L’articolato sistema di intermediazione illecita di manodopera si basava sul bisogno di lavorare soprattutto di persone immigrate, di varia nazionalità, ovvero provenienti da varie Paesi africani ma anche dell’Est Europa; si calcola che tra Mondragone e Castel Volturno vivano oltre 15mila immigrati non regolari. I braccianti – è emerso – venivano reclutati quotidianamente dai due caporali, anch’essi imprenditori agricoli, per essere portati a raccogliere frutta e altri prodotti nei fondi di proprietà della società di capitali, in particolare nei comuni di Mondragone e Falciano del Massico; in tal modo gli imprenditori agricoli hanno risparmiato decine di migliaia di euro riducendo del 200% il costo del lavoro, non pagando ovviamente sui lavoratori né tasse, nè contributi. Le indagini sono partite nel 2017, e sono andate avanti senza alcuna denuncia da parte delle vittime