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Omicidio Tondi, chiesta condanna bis per il marito

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE/SAN TAMMARO. Ventisette anni di carcere. Il procuratore generale non si discosta dai colleghi sammaritani e chiede la conferma della pena di primo grado per Emilio Lavoretano, il gommista accusato dell’omicidio della moglie Katia Tondi.

Il pg Marino ha invocato la stessa pena già inflitta in primo grado dalla Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere che aveva ritenuto Lavoretano, colpevole del delitto. Tra un mese spazio alle arringhe degli avvocati sia di parte civile (Gianluca Giordano) che dei difensori dell’imputato (Elisabetta Carfora e Carlo De Stavola).

La Procura incriminò Lavoretano, quale maggiore sospettato di omicidio volontario commesso con le modalità dell’impeto, per uno scatto d’ira. L’imputato si è sempre difeso dicendo di essere uscito poco prima delle 19, quando la moglie era ancora viva, di essere rincasato intorno alle 20, e di aver rinvenuto il corpo della moglie accasciato vicino alla porta di casa; a conferma del suo alibi consegnò anche uno scontrino della spesa, e fu inizialmente creduto.

In fase di indagine emersero discrepanze sull’orario della morte della donna già con la prima perizia eseguita dal medico-legale incaricato dalla Procura, secondo cui la Tondi sarebbe stata uccisa tra la 14 e le 16, orario in cui Lavoretano non era presente in casa in quanto a lavoro (era dipendente presso un’officina di cambio gomme), mentre la 31enne in quell’arco temporale era in compagnia della madre.