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Dopo la richiesta di ergastolo, l’arringa dell’avvocato per Nasta: “Il test decisivo non è attendibile”

Omicidio Matarazzo a Frasso Telesino del 19 luglio 2018. Oggi in Corte d’Assise e Benevento le arringhe degli avvocati difensori degli imputati.

L’avvocato Angelo Leone per il 57enne Giuseppe Massaro di Sant’Agata dei Goti e dell’avvocato Orlando Sgambati per Generoso Nasta, 32enne di Talanico di San Felice a Cancello.

Per entrambi il pm Francesco Sansobrino nella precedente udienza proposto la condanna all’ergastolo. Gli avvocati nella loro arringa hanno chiesto l’assoluzione per i loro assistiti.

 

Per quanto riguarda la posizione del sanfeliciano Nasta, l’avvocato Sgambati ha evidenziato le numerose incongruenze emerse dall’esame del principale teste d’accusa per quel che riguarda la posizione del predetto imputato. La donna che lo vide alla guida dell’auto.

Il desiderio, assolutamente comprensibile, di assicurare i colpevoli alla giustizia determina un grave errore, concretizzatosi nel non aver effettuato ulteriori accertamenti che, ove mai fatti, avrebbero evitato l’arresto del predetto.

Per Sgambati è impossibile provare a rintracciare tracce biologiche dell’imputato all’interno dell’auto che, secondo l’impostazione accusatoria, avrebbe guidato (si pensi a un capello, a una fibra dei capi di abbigliamento indossati, alle svariate impronte digitali che avrebbe lasciato ove mai fosse stato effettivamente il conducente del veicolo).

Tutto ciò non risulta essere stato fatto, nonostante il sequestro dell’auto.

 

Secondo il legale e la teste, nell’indicare il momento in cui avrebbe visto e memorizzato i tratti somatici del soggetto alla guida dell’auto, parla di una manovra di retromarcia che rappresenta l’antefatto della successiva individuazione fotografica.

Tale manovra di retrocessione è, tuttavia, seccamente smentita dal GPS e, indirettamente, dalle deposizioni rese dai Carabinieri.

Essendo smentito per tabulas che l’auto vista dalla teste abbia fatto la anzidetta manovra (presupposto, lo si ripete, della successiva individuazione fotografica), perde di valore e di credibilità tutto il narrato.

 

Il sanfeliciano era stato riconosciuto da una donna che quella sera aveva notato una Croma – nelle settimane successive aveva poi fatto riferimento ad una Bmw- che, dopo aver percorso un tratto in discesa, aveva rischiato di finire contro il cancello della sua casa. All’interno due persone, l’autista aveva fatto un paio di manovre e si era rimesso in carreggiata, poi aveva alzato un braccio per ringraziarla. Oltre ad aggiungere che della targa, parzialmente coperta da scotch per imballaggio, lei era riuscita a leggere la base ed un numero

Matarazzo aveva terminato di scontare una condanna a 11 anni e 6 mesi perchè riconosciuto responsabile di abusi sessuali ai danni della 15enne che il 6 gennaio del 2008 si era tolta la vita impiccandosi ad un albero.

Per il 28 aprile sono fissate le arringhe degli altri avvocati difensori Mario Palmieri e Angelo Raucci, poi la sentenza della Corte di Assise.