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L’oro degli Zagaria è bianco: dalla mozzarella al latte, il monopolio candido del clan

 

CASAPESENNA. Un clan che ha fatto dell’agroalimentare un asset fondamentale della propria ricchezza. Dalla mozzarella alla grande distribuzione, dal latte alle aziende bufaline, tutto con un unico filo conduttore, ovviamente bianco.

A delineare questo scenario sul cartello di Michele Zagaria è la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, resa nota nei giorni scorsi.

Il dossier

Tra i sodalizi al vertice del clan dei CASALESI, il gruppo ZAGARIA di Casapesenna è quello che meglio rappresenta il cd. “clan impresa”, essendo in grado di occupare, quasi in regime di monopolio, interi settori economici. Nel corso degli anni, infatti, diversi provvedimenti cautelari hanno stigmatizzato vicende che hanno ben definito la connotazione imprenditoriale della famiglia ZAGARIA la quale ha mantenuto il suo potere criminale non solo attraverso l’apporto di fedeli affiliati e di imprenditori asserviti al clan, ma soprattutto riconoscendo un ruolo importante alle mogli e alle sorelle dei propri esponenti di vertice alle quali è stata affidata la gestione degli ingenti capitali accumulati dal sodalizio. Anche gli ZAGARIA mantengono uno spiccato interesse verso la filiera dell’agroalimentare soprattutto nei settori della produzione del latte e dell’allevamento.

 

Ne è conferma l’indagine conclusa il 15 gennaio 2020 dalla Polizia di Stato che ha fatto emergere, ancora una volta, il controllo da parte del clan della vendita del latte in regime monopolistico. L’inchiesta costituisce un’ulteriore tranche dell’operazione “Olimpo”, conclusa nel 2019 con l’arresto di affiliati a quattro organizzazioni camorristiche che operavano nell’area stabiese, con il coinvolgimento, tra gli altri, di un imprenditore di Castellammare di Stabia, contiguo alle consorterie camorristiche locali, impegnato nel settore della commercializzazione e distribuzione del latte nonché in attività immobiliari. Le acquisizioni investigative hanno confermato, con inequivocabile chiarezza, la sua contiguità al gruppo ZAGARIA segnatamente nel favorire il reinserimento del clan nel circuito della distribuzione del latte, mediante un marchio casertano sottoposto per lungo tempo ad amministrazione giudiziaria, così consentendo ai nipoti del boss ZAGARIA di proseguire l’attività lavorativa sotto la formale guida di un custode giudiziario compiacente.

 

Gli allevamenti bufalini

Rimanendo nell’ambito dell’operatività della famiglia ZAGARIA nell’agroalimentare, il 13 maggio 2020 la Guardia di finanza ha eseguito il sequestro preventivo di un’azienda con sede a Grazzanise del valore stimato di circa 2 milioni di euro, operante nel settore dell’allevamento di bufale e della produzione del latte e ritenuta nella diretta disponibilità di due fratelli del capoclan e da loro utilizzata per favorirne gli interessi economici. Dalle indagini è emerso che l’azienda sarebbe stata impiegata quale “schermo” per permettere alla famiglia ZAGARIA di tornare in possesso, in maniera occulta, di un’altra azienda bufalina di proprietà della madre del capoclan da tempo affidata alla gestione di un amministratore giudiziario. Secondo gli investigatori alla realizzazione del disegno illecito avrebbero partecipato anche due imprenditori del settore che hanno messo a disposizione le loro aziende per consentire al clan di proseguire nella gestione di un’attività economica particolarmente remunerativa e diffusa nel territorio casertano.

 

I rapporti coi politici

La predilezione degli ZAGARIA per l’infiltrazione dell’economia legale trova supporto in un sistema di connivenze con imprenditori e taluni ambienti politico-amministrativi accertato da numerose indagini. Al riguardo, il 10 febbraio 2020 e nell’ambito di un’attività coordinata dalla DDA di Napoli, la DIA ha eseguito la confisca di n. 2 immobili, una quota societaria e diversi rapporti finanziari, per un valore complessivo di oltre 6 milioni di euro, a carico di un imprenditore organico alla famiglia ZAGARIA avente un ruolo preminente nel delicato e strategico settore della gestione degli appalti dell’Azienda Ospedaliera “S. Anna e S. Sebastiano” di Caserta. Le indagini hanno accertato la piena operatività, all’interno della struttura sanitaria, del sodalizio e una pervasiva e consolidata rete di connivenze e collusioni tra pubblici amministratori, politici e imprenditori. In questo modo, il “sistema Zagaria” riusciva a controllare e gestire, in regime di assoluto monopolio, gli appalti e gli affidamenti diretti di lavori all’interno del nosocomio. Il provvedimento, integrato il 31 marzo 2020 dall’ulteriore confisca di un’azienda riconducibile all’imprenditore in argomento, corrobora un precedente sequestro161 operato nel giugno 2015.