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Appalti, politica e clan: indagati rispondono ai pentiti. E spunta dossier

 

CAPUA. Risposte serrate alle parole dei pentiti. Hanno replicato alle accuse mosse dalla Dda gli indagati coinvolti nell’operazione che lunedì ha portato all’arresto di 4 imprenditori. I cugini Francesco e Giuseppe Verazzo, difesi dall’avvocato Enzo Alesci, hanno risposto alle domande del gip, respingendo le accuse. Non solo: nelle prossime ore la difesa potrebbe presentare un dossier per confutare punto su punto le parole dei pentiti, e in particolare quelle dell’imprenditore ed ex capozona ora pentito Francesco Zagaria detto “Ciccio ‘e Brezza”.

Hanno risposto al gip respingendo le accuse anche Domenico Pagano e Domenico Farina. Domenico Pagano è ritenuto imprenditore di riferimento della fazione Schiavone del clan dei Casalesi, titolare della “Immobiliare Generale”, che figura tra i beni che gli sono stati sequestrati. Domenico Farina è ritenuto gravemente indiziato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, amministratore unico della Prisma Costruzioni S.R.L, societa’ riconducibile al collaboratore di giustizia Francesco Zagaria. La “Prisma” e’ aggiudicataria di vari appalti pubblici, ottenuti, secondi gli inquirenti, con la connivenza di vari amministratori locali.

 

L’indagine

Le indagini della Guardia di Finanza hanno, invece, interessato il gruppo imprenditoriale riconducibile ai cugini Giuseppe e Francesco Verazzo, rispettivamente di 56 e 61 anni, ritenuti gravemente indiziati per concorso esterno in associazione di tipo mafioso. Il loro settore di competenza e’ quello delle costruzioni edili dove, avvalendosi della forza di intimidazione del “Clan dei Casalesi” e grazie alla compiacenza di amministratori locali, sono riusciti ad aggiudicarsi appalti pubblici nel territorio casertano. I due erano assurti al ruolo di portavoce di Nicola Schiavone, figlio del capoclan Francesco, nella zona di Capua, assicurando il sostegno elettorale alle compagini politiche locali legate ad esponenti del Clan. La Guardia di Finanza ha ricostruito il patrimonio economico accumulato negli ultimi 20 anni dagli indagati, anche attraverso i propri nuclei familiari e societa’ a loro riconducibili, consentendo l’adozione di provvedimenti cautelari finalizzati alle ipotesi di confisca previste dalla legislazione antimafia. In particolare, nei confronti dei cugini Verazzo e di Pagano, a conclusione di una minuziosa ricostruzione dei numerosi beni detenuti, posta in essere anche mediante la valorizzazione di segnalazioni di operazioni sospette generate dal sistema di prevenzione antiriciclaggio, sono stati complessivamente sequestrati circa due complessi aziendali e quote societarie per un valore di circa 15 milioni di euro.

 

I politici indagati

Carmine Antropoli, ex sindaco di Capua e primario del Cardarelli di Napoli, figura tra gli indagati nell’inchiesta della Dda di Napoli “Money for nothing”. Con Antropoli, già sotto processo per associazione camorristica, sono coinvolti nell’indagine anche gli ex consiglieri comunali Marco Ricci e Guido Taglialatela, anch’essi gia’ imputati. L’indagine si e’ avvalsa delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Zagaria, imprenditore organico ai Casalesi, che ha raccontato del sostegno elettorale ricevuto dagli ex amministratori locali in cambio di appalti concessi ad imprenditori legati al clan, in particolare alla famiglie Schiavone e Zagaria. Antropoli è indagato per abuso d’ufficio e turbativa d’asta; la Dda aveva richiesto l’arresto per Antropoli contestando l’aggravante camorristica, ma il gip ha negato il provvedimento restrittivo, escludendo ogni coinvolgimento del clan.