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Appalti e immobili del clan, altri indagati eccellenti. Pentito tira in ballo ex amministratori e dirigente

 

CAPUA. Ricalca per larghi tratti l’ormai arcinota ordinanza che quasi tre anni fa portò all’arresto dell’ex sindaco Carmine Antropoli l’indagine che questa mattina ha portato carabinieri e guardia di finanza ad eseguire 4 ordinanze in carcere oltre a due misure interdittive.

Il filo conduttore tra le due indagini è “Ciccio ‘e Brezza”, all’anagrafe Francesco Zagaria, imprenditore ed ex capozona per Capua dei Casalesi ora pentito. Le sue dichiarazioni già emerse negli sviluppi investigativi di quell’indagine hanno tirato nuovamente in ballo l’ex primo cittadino Carmine Antropoli e gli ex assessori Marco Ricci e Guido Taglialatela. Stavolta però i Verazzo assumono un ruolo centrale nella vicenda essendo finiti in carcere.

Questa mattina le forze dell’ordine si sono portate nelle aziende dei due cugini, difesi dall’avvocato Vincenzo Alesci, per eseguire i sequestri ed effettuare delle perquisizioni. Nel corso dell’ispezione è stata acquisita documentazione utile alle indagini.

I ruoli

I destinatari delle misure cautelari in carcere, emesse dal gip su richiesta della Dda di Napoli, sono Domenico Pagano, ritenuto imprenditore di riferimento della fazione Schiavone del clan dei Casalesi, titolare della “Immobiliare Generale”, che figura tra i beni che gli sono stati sequestrati. Il carcere e’ stato disposto anche per Domenico Farina, ritenuto gravemente indiziato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, amministratore unico della Prisma Costruzioni S.R.L, societa’ riconducibile al collaboratore di giustizia Francesco Zagaria. La “Prisma” e’ aggiudicataria di vari appalti pubblici, ottenuti, secondi gli inquirenti, con la connivenza di vari amministratori locali. Le indagini della Guardia di Finanza hanno, invece, interessato il gruppo imprenditoriale casertano riconducibile ai cugini Giuseppe e Francesco Verazzo, rispettivamente di 56 e 61 anni, ritenuti gravemente indiziati per concorso esterno in associazione di tipo mafioso.

 

Il loro settore di competenza e’ quello delle costruzioni edili dove, avvalendosi della forza di intimidazione del “Clan dei Casalesi” e grazie alla compiacenza di amministratori locali, sono riusciti ad aggiudicarsi appalti pubblici nel territorio casertano. I due erano assurti al ruolo di portavoce di Nicola Schiavone, figlio del capoclan Francesco, nella zona di Capua, assicurando il sostegno elettorale alle compagini politiche locali legate ad esponenti del Clan. La Guardia di Finanza ha ricostruito il patrimonio economico accumulato negli ultimi 20 anni dagli indagati, anche attraverso i propri nuclei familiari e societa’ a loro riconducibili, consentendo l’adozione di provvedimenti cautelari finalizzati alle ipotesi di confisca previste dalla legislazione antimafia. In particolare, nei confronti dei cugini Verazzo e di Pagano, a conclusione di una minuziosa ricostruzione dei numerosi beni detenuti, posta in essere anche mediante la valorizzazione di segnalazioni di operazioni sospette generate dal sistema di prevenzione antiriciclaggio, sono stati complessivamente sequestrati circa due complessi aziendali e quote societarie per un valore di circa 15 milioni di euro. (