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Giornata della memoria. Papa Francesco: “Ricordare è un’espressione di umanità”

Si celebra oggi la “Giornata della memoria” in ricordo delle vittime dell’Olocausto.

Istituita in Italia con legge n. 211 del 20 luglio 2000, la Giornata della memoria è divenuta commemorazione mondiale cinque anni dopo.

All’art. 1 della legge italiana in questione si legge: «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati».

Mentre l’art. 2 recita: «In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere».

Nel 2005 anche l’Organizzazione delle Nazioni Unite, con la risoluzione 60/7 del 1° novembre 2005, istituiva la “Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime dello Shoah“.

Significato della Risoluzione è quello di ricordare i crimini del passato per impedire che si ripetano nel futuro.

Vengono inoltre esortati gli Stati Membri a sviluppare programmi educativi per infondere la memoria della tragedia nelle generazioni future e impedire che atti futuri di genocidio si ripetano.

«Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo» appuntava Anne Frank nel suo famoso diario scritto nel periodo in cui lei e la sua famiglia si nascondevano dai nazisti.

La scelta della data, 27 gennaio, sia per l’Italia che per l’ONU, fu una scelta fortemente simbolica.

Infatti, il 27 gennaio 1945 ci fu la liberazione del Campo di Concentramento di Auschwitz-Birkenau in Polonia.

Esattamente 76 anni fa le truppe dell’Armata Rossa dell’Unione Sovietica abbattevano i cancelli di Auschwitz e per la prima volta rivelavano al mondo l’orrore del genocidio.

Il mondo ebbe cognizione di ciò che fu l’orrore che portò alla Shoah, alle leggi razziali, all’imprigionamento, alla tortura e all’eliminazione di milioni di persone in ossequio a una follia ideologica, culturale e storica quale fu quella nazista.

Nei campi di concentramento furono torturati e uccisi senza pietà almeno un milione di prigionieri tra bambini, uomini e donne in maggioranza ebrei ma anche Rom, polacchi, prigionieri di guerra e altri nemici di Hitler e della sua Germania.

Le truppe sovietiche al loro arrivo trovarono e liberarono i pochi superstiti chiudendo un capitolo buio della storia che non deve essere dimenticato ma ricordato.

Capire e conoscere è importante e non dimenticare è un dovere.

Primo Levi (scrittore italiano e uno dei pochi superstiti al campo di concentramento) scriveva nel suo romanzo d’esordio “Se questo è un uomo“: «nell’odio nazista non c’è razionalità: è un odio che non è in noi, è fuori dell’uomo, è un frutto velenoso nato dal tronco funesto del fascismo, ma è fuori ed oltre il fascismo stesso. Non possiamo capirlo; ma possiamo e dobbiamo capire di dove nasce, e stare in guardia. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre».

In Italia e nel resto del mondo, in questa giornata si susseguono molte iniziative di studio, riflessione e sensibilizzazione al fine di mantenere accesa la luce della memoria.

Vengono chiamati a testimoniare con i loro racconti dei fatti i sopravvissuti che hanno vissuto l’orrore dell’olocausto.

Ma questo è anche un giorno per ricordare che nel mondo ci sono ancora milioni di persone che continuano a soffrire a causa di discriminazioni e violenze, inclusi coloro che fuggono da guerre e persecuzioni.

Quest’anno, a causa dell’emergenza Covid-19, molti eventi si svolgeranno on line ma la pandemia non ha certo fermato la commemorazione che ha come scopo anche la riaffermazione della fiducia nella dignità e nel valore della persona umana nonchè quello di difendere il diritto fondamentale di tutti a vivere in pace senza persecuzioni e violenze.

In Italia le celebrazioni ufficiali si sono tenute al Quirinale, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, e del premier dimissionario Giuseppe Conte.

Il Presidente della Repubblica in una parte del suo discorso ha ricordato che: «La Costituzione Repubblicana, nata dalla Resistenza, ha cancellato le ignominie della dittatura. Ma non intende dimenticarle. Non vanno dimenticate.

Per questa ragione la memoria è un fondamento della Repubblica che si basa sui principi di uguaglianza, di libertà, di dignità umana, con il riconoscimento, pieno e inalienabile, dei diritti universali dell’uomo, di ciascuna persona. Contro la barbarie dell’arbitrio, della violenza, della sopraffazione.

La memoria – che oggi celebriamo qui e in tante altre parti del mondo –  non è, dunque, gettare lo sguardo su una fotografia che sbiadisce con il trascorrere del tempo. Ma un sentimento civile, energico e impegnativo. Una passione autentica per tutto quello che concerne la pace, la fratellanza, l’amicizia tra i popoli, il diritto, il dialogo, l’eguaglianza, la libertà, la democrazia».

E ha concluso poi dicendo che: «Sta a noi impedire che quel che – di così turpe – è avvenuto si ripeta.

Sta a noi vigilare e guidare gli avvenimenti e trasmettere alle future generazioni i valori della civiltà umana».

 

Anche Papa Francesco al termine dell’udienza generale ha sottolineato l’importanza del Giorno delle memoria: «Ricordare è una espressione di umanità, ricordare è segno di civiltà, ricordare è condizione per un futuro migliore di pace e fraternità.

Ricordare anche è stare attenti perché queste cose possono succedere un’altra volta, incominciando da proposte ideologiche che vogliono salvare un popolo e finiscono per distruggere un popolo e l’umanità. State attenti a come è incominciata questa strada di morte, di sterminio, di brutalità».