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Casalesi arruolano “bancomattisti” per svuotare società: prendevano pure reddito di cittadinanza

 

CASAL DI PRINCIPE. C’erano anche dei percettori del reddito di cittadinanza, tra le persone che avrebbero contribuito al sistema di riciclaggio di denaro che favoriva il clan dei Casalesi, scoperto dalla Dda di Firenze nell’ambito dell’inchiesta che oggi ha portato all’esecuzione di 34 misure cautelari. Partendo dal flusso dei pagamenti relativi all’esecuzione dei lavori appaltati, le Fiamme gialle hanno scoperto un sistema di false fatturazioni posto a copertura di cospicui e continui bonifici in uscita dalle aziende di costruzione e disposti a vantaggio di societa’ cartiere.

 

I conti correnti di queste ultime, spiega la Gdf, venivano poi svuotati attraverso un’organizzata squadra di ‘bancomattisti prelevatori’, persone prossime alla soglia della poverta’ e alcune delle quali beneficiarie di reddito di cittadinanza di emergenza, remunerate dal gruppo criminale con commissioni pari al 2-3% delle somme monetizzate, ossia circa 50-100 euro a prelievo. Nel dettaglio, il sistema creato dal gruppo era fondato su diverse societa’, ritenute riconducibili agli indagati e formalmente gestite da prestanome, che hanno svolto diversi lavori edili sul territorio nazionale, operando perlopiu’ in subappalto. L’esecuzione dei lavori e la successiva fatturazione da parte dei committenti dava corso ad una prima serie di fatture per operazioni inesistenti a favore di societa’ di comodo che attestavano falsamente la collaborazione nei lavori.

 

L’ulteriore fase prevedeva altre fatturazioni per operazioni inesistenti a favore di altre ‘cartiere’, i cui amministratori operavano il prelievo di contanti delle somme di denaro a titolo di pagamento di prestazioni in realta’ mai rese. Il soldi venivano poi riciclati con investimenti immobiliari nelle province di Pistoia, Lucca, Modena, Caserta, Isernia e Roma. Secondo quanto spiegato dalla Gfd, nel corso dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid alcune delle societa’ coinvolte nel sistema fraudolento hanno anche chiesto e ottenuto contributi a fondo perduto previsti dal decreto Rilancio.