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“L’America di Biden”, il libro sulle sfide della democrazia degli USA. Intervista all’autore Matteo Laruffa

Nazionale. Si intitola “L’America di Biden. La democrazia americana del dopo Trump” il libro del dott. Matteo Laruffa.

 

 

 

Classe 1990 e brillante mente, il dott. Laruffa dopo il percorso di studi universitari presso la LUISS Guido Carli di Roma, in cui ha conseguito la Laurea Triennale in Scienze Politiche, la Laurea Magistrale in International Relations e nel 2019 il dottorato in Politics, è stato visiting fellow del dipartimento di Governo dell’Università di Harvard e della Humboldt University di Berlino.

Ha insegnato all’istituto John F. Kennedy della Freie Universität di Berlino e vanta numerose pubblicazioni in qualità di esperto di affari internazionali e di sistemi politici.

Ha presentato le sue ricerche in molti Stati europei (Italia, Belgio, Germania, Ungheria, Olanda, Spagna, Francia, Finlandia, Regno Unito) e negli Stati Uniti d’America. Vincitore di premi nazionali e internazionali, attualmente scrive come analista politico ed esperto di affari internazionali.

Il suo primo libro, “L’America di Biden“, parla di cronaca e di analisi politica ed è già in vendita on line e nelle librerie.

 

 

《L’America di Biden – spiega l’autore – è il libro più recente sulle sfide della democrazia degli Stati Uniti dopo la presidenza di Donald Trump. Nelle sue pagine si intrecciano la cronaca e l’analisi politica, le ricerche degli esperti e le previsioni sul futuro della potenza americana. Il libro mostra il volto degli USA dal punto di vista di chi ha già vissuto la transizione da Barack Obama a Trump ed ora spera che la presidenza di Joe Biden possa salvare il sogno americano.
Tra l’uscita dallo Studio Ovale del leader populista e l’arrivo alla Casa Bianca del presidente più anziano della storia sorgono molte domande sulla metamorfosi politica dell’America.

Parallelamente alla normalizzazione dei rapporti tra i poteri della capitale americana, i partiti cercheranno nuove risposte ai dilemmi post-elettorali (l’eredità di Trump e il futuro della leadership democratica), i media classici e quelli digitali proveranno a portare a termine la lotta per salvare l’informazione dalle fake news, la società dovrà risolvere il dramma delle discriminazioni razziali a quasi un anno dall’omicidio di George Floyd e ripensare la propria identità per evitare di essere travolta dai grandi trend demografici che stanno plasmando il futuro degli USA》.

Nell’intervista, il dott. Matteo Laruffa, spiega brevemente i contenuti del suo libro e dà il suo parere riguardo al probabile scenario che si prospetterà in America nel futuro prossimo:

– Com’è nata la sua idea di pubblicare un libro sul tema della democrazia americana?

M:Nel 2016 ho fatto il mio primo viaggio in America per ragioni accademiche e da allora ho deciso di consolidare i miei legami di vita e di carriera con gli Stati Uniti. Dopo il primo viaggio a New York e Washington, ho visitato Cambridge dove mi sono trasferito nel 2017 come visiting fellow del dipartimento di Governo dell’università di Harvard. In America ho studiato la democrazia statunitense e la sua crisi. Questi temi erano diventati il mio ‘pane quotidiano’ e quindi ho deciso di scrivere un libro sulla democrazia americana dopo Trump》.

– Cosa analizza e cosa spiega al lettore?

M:Il libro racconta gli USA attraverso racconti, passi di storia, analisi politiche e una serie di previsioni su cosa farà Biden. In particolare considera dei temi cruciali come il futuro dei partiti, i rapporti tra intelligence e Casa Bianca, la tematica dei social network e della libertà dell’informazione, la condizione degli afro-americani a un anno dall’omicidio di George Floyd》.

– Dopo la conferma e la proclamazione della vittoria del Presidente eletto, Joe Biden, del 6 gennaio, i sostenitori di Donald Trump, per contestare il risultato elettorale, sono riusciti a fare irruzione nel Congresso americano. Tale evento ha fatto posticipare l’uscita del libro che ha ritenuto opportuno aggiornare per renderlo ancora più attuale.
Cosa ne pensa di ciò che è accaduto al Congresso? Era prevedibile una manifestazione violenta?

M:L’assalto al Congresso è stato il momento in cui l’altare della democrazia americana è stato profanato. Il Congresso è un tempio laico della politica e della storia americana ed è stato travolto da una violenza che non ha precedenti in America. Tuttavia, l’escalation era prevedibile e i dati parlano chiaramente di un clima politico infuocato. Le statistiche mostrano che l’America si ritrova in un nuovo tornante della storia dominato dalla paura e dalla violenza. A giugno del 2020 il Center for Strategic and International Studies era stato il primo ad avvisare sui timori di una deriva politica violenta legata all’esito delle elezioni. Ieri l’FBI ha confermato l’alto rischio di imminenti attacchi in programma per il 16 e il 20 gennaio (Inauguration Day). I dimostranti di “Stop the steal” si sono riorganizzati dopo che Parler è stato oscurato, dirottando la conversazione su blog come thedonald.win e proclamandosi ‘milizie’. I dati di US Crisis Monitor (Princeton University) mostrano che sono il movimento più aggressivo della società americana degli ultimi decenni. Una caratteristica di questi gruppi è la conflittualità. Negli incontri da loro organizzati, in un caso su tre (il 32% del totale), ci sono stati disordini e attacchi armati ad altri manifestanti. Questo dato è molto alto se confrontato con il 6% delle dimostrazioni che riguardano Black Lives Matter e la media del 5% delle altre proteste che avvengono ordinariamente in America.Saranno dispiegati più di diecimila membri della Guardia Nazionale nella capitale americana nei prossimi giorni e altri cinquemila nelle principali città degli States. Sono stati aggiornati i piani elaborati dopo gli scontri di Los Angeles del 1965. Quella volta il motivo era l’odio razziale, oggi è l’odio politico. Il massacro del 1965 (dove morirono 34 persone) aprí una pagina buia della storia americana, essendo il primo atto di violenza di livello nazionale cui seguirono centinaia di episodi. La violenza in quel caso raggiunse l’apice con l’omicidio del presidente John F. Kennedy e del fratello Robert, candidato alla presidenza, e di altri noti esponenti della società americana come Martin Luther King Jr. e Malcom X. Negli anni Sessanta e Settanta ci furono quasi 1.500 attacchi terroristici di matrice politica e domestica》.

– Come può essere successa una cosa del genere proprio negli Stati Uniti d’America, simbolo, in tutto il mondo, di libertà e democrazia?

M:L’America ha tanti volti. Quello che vediamo, quello di cui i media parlano è quello di Washington, New York o della California. C’è molto altro ancora che non viene raccontato perchè gli USA sono un paese continentale con realtà molto diverse al loro interno. Se avessimo mostrato al mondo il volto più estremista della politica americana, avremmo visto un modello di politica completamente diverso dalla retorica dei leader e presidenti. L’America è la terra della libertà e della democrazia, ma mai come oggi si è diffusa un’onda di violenza e di sfiducia nelle istituzioni e quanto successo ci dice che nessuna democrazia del mondo è immune alle trasformazioni della politica violenta e della retorica dell’odio》.

– L’assalto a Capitol Hill è un segnale di spia di una crisi in atto nella democrazia americana?

M:Ormai la crisi è conclamata da anni ed è il segnale di una evoluzione della crisi politica in una fase di drammatica instabilità sociale in cui la sicurezza nazionale può venire meno》.

– Nel suo libro c’è anche un capitolo dedicato all’informazione e alle fake news. Molte sono state le false informazioni circolate sulle elezioni presidenziali del 2020, con riferimento, in particolare, ai brogli elettorali. Come mai le fake news riescono ad avere successo? Quanto influiscono, insieme agli hate speech, sull’opinione pubblica?

M:Le fake news sono sempre esistite, ma ciò che preoccupa è la loro diffusione virale. Nel 2020 in realtà le fake news sono state abbastanza arginate dall’alleanza tra media tradizionali e media digitali, ma ormai il danno era fatto. Nel 2016 abbiamo avuto l’esplosione delle fake news nel processo elettorale americano e il risultato è stato il discredito gettato sui media mainstream e la crescita della forza mediatica di Trump. Gli utenti fidelizzati da una sorgente di fake news si aggregavano in ambienti virtuali dove si portava avanti una sola visione del mondo (ad esempio quella di Trump) e nascevano così gruppi radicalizzati in cui il dissenso non esisteva. Le fake news avevano successo per la logica della condivisione che era anche favorita dai primi algoritmi dei social. Oggi le cose vanno meglio di prima. Nella pandemia e nelle elezioni in America sono stati utilizzati dei controlli fattuali (oltre a sistemi di avviso ai naviganti) che hanno limitato la diffusione di fake news, ma ci vorranno numerose riforme per restituire all’informazione il ruolo che le spetta》.

– Cosa crede farà Donald Trump il 20 gennaio, giorno in cui vi sarà l’insediamento del nuovo Presidente?

M:Difficile saperlo. Non governerà più e cercherà di difendere se stesso e il suo impero economico dai processi che inizieranno contro di lui. Probabilmente fonderà un movimento politico-mediatico, ma ancora è presto per saperlo》.

– Con l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca tornerà tutto alla normalità? Come immagina il futuro dell’America?

M:Non tornerà tutto alla normalità o al passato. Il futuro dell’America è quello di un paese che si rialzerà dopo la sua caduta e cambierà il suo potere nel mondo》.

– Il futuro dell’America del “dopo Trump” potrebbe essere il punto di partenza di un suo nuovo libro? Sta già progettando qualcosa?

M:Sto lavorando a un libro ma non parlerà solo dell’America, nonostante gli USA restano un mio interesse privilegiato》.