In questi giorni di emergenza sanitaria, causata dal nuovo coronavirus, particolare attenzione è posta, più che mai, sul Servizio Sanitario Nazionale.
Medici, infermieri e operatori sanitari stanno lavorando quotidianamente e senza sosta per assicurare salute e coesione nazionale nonostante si trovino di fronte a un virus nuovo, diventato ormai pandemia, e una crisi senza precedenti a causa dei numerosi ricoveri, della carenza di posti letto, della carenza di personale e di fondi (dovuta dai continui tagli alla sanità).
Proprio lo scorso 14 marzo era stato organizzato un flash mob, dai balconi e dalle finestre di tutta Italia, per un plauso a tutti coloro che stanno combattendo in prima linea il Covid-19 e stanno curando i contagiati. Un modo per dire grazie e incoraggiare il personale medico e sanitario nell’affrontare l’emergenza.
L’Italia ha un SSN considerato tra i migliori al mondo. È sicuramente un privilegio avere una sanità pubblica, a differenza di altri paesi in cui i cittadini devono preoccuparsi di avere una assicurazione medica. Ma se oggi usufruiamo di un Servizio Sanitario Nazionale, in cui l’accesso alle cure è libero e gratuito per tutti, è grazie a una donna che ha fortemente voluto e creduto in questo progetto: Tina Anselmi.
Tina Anselmi nasceva il 25 marzo 1927 a Castelfranco Veneto (Treviso). È stata la prima donna a ricoprire la carica di Ministro della Repubblica Italiana oltre a essere insegnante, sindacalista ed esponente della DC.
Tra la V e la X legislatura è stata Ministro del Lavoro e due volte Ministro della Sanità. Quando entra in politica viene definita dai compagni di partito la “Tina vagante” per sottolineare la sua indipendenza e imprevedibilità.
Tina Anselmi ha sempre agito per il bene collettivo seguendo i princìpi di umanità e di libertà e la sua attività di ministro è legata all’approvazione di leggi significative e importanti per il Paese: la questione sociale, la salute, il lavoro e la questione femminile.
Durante il suo mandato vengono approvate, dopo molteplici negoziazioni e compromessi, leggi pilastro che cambiano il futuro del Paese.
Tra queste la legge 833 del 23 dicembre 1978 che istituisce il Servizio Sanitario Nazionale, un sistema di strutture e servizi con lo scopo di garantire a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza, l’accesso universale all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie.
La norma che istituisce il Servizio Sanitario Nazionale segna il passaggio dal sistema delle mutue a quello pubblico basato su tre princìpi fondamentali: l’universalità, cioè l’estensione delle prestazioni sanitarie a tutta la popolazione; l’uguaglianza ossia l’accesso alle cure senza nessuna distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche; l’equità, cioè la parità di accesso in relazione a uguali bisogni di salute.
Un vero e proprio cambiamento epocale di cui tuttora beneficiamo.
Occorre ricordare che prima del SSN c’era, invece, una sanità disordinata, fatta di tante mutue, di medici della mutua, di medici condotti e di tanti altri enti che funzionavano per conto loro. L’accesso alle cure era, appunto, garantito dagli enti e le casse mutualistiche e chi aveva una mutua poteva usufruire di alcuni servizi mentre altri dovevano essere pagati di propria tasca.
A porre la premessa per un SSN gratuito fu la Costituzione, all’art. 32:《La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana》.
Successivamente, nel 1958, fece seguito l’istituzione del Ministero della Salute e la Legge Mariotti del 1968 che sancisce la nascita dell’assistenza ospedaliera pubblica. Ma sono serviti ben trent’anni perché la norma Costituzionale fosse tramutata in legge.
La nascita del SSN è accompagnata da altre due importanti conquiste relative al welfare per il diritto alla salute: la riforma dell’assistenza psichiatrica, legge 180 del 1978 (legge Basaglia), attraverso la quale si chiudono i manicomi; la legge 194 sulla depenalizzazione dell’aborto e l’istituzione dei consultori pubblici.
In ciascuna di queste leggi fu decisiva l’azione di Tina Anselmi. Il suo progetto democratico si basava su uno Stato garante del benessere dei cittadini, senza distinzioni, con sanità gratuita, servizi di igiene mentale e cosultori pubblici.
L’anno prima invece fu promotrice della legge sulla parità di trattamento tra uomini e donne (l. 903/1977). La legge sulle “pari opportunità” si propone di rimuovere gli ostacoli concreti che bloccano la strada alla parità di trattamento.
È grazie a Tina Anselmi, quindi, se oggi abbiamo un Servizio Sanitario Nazionale. Ma in questo stato di emergenza, la sua sopravvivenza dipende dalle scelte politiche e dalla responsabilità individuale di ciascuno e di tutti.