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A Caserta stanno perdendo la testa: prezzi altissimi per le pizze gourmet e non solo

Caserta.  Prezzi da capogiro per le pizze a Caserta: dalla Margherita alle ‘speciali’ si va ben oltre i 5 euro. I prezzi oscillano fino a toccare i 15 euro, una pizza media costa 8 euro e 50: è la ‘moda’ della pizza gourmet che ha dato un’impennata al costo di un impasto semplice fatto di acqua, farina e lievito.

Inutile nasconderlo: da qualche anno, la pizza ha subito una vera e propria rivoluzione, soprattutto nel Casertano. A giocare un ruolo fondamentale per l’arte bianca sono stati, in particolare, due elementi: gli impasti e gli ingredienti. Si sta facendo un grande lavoro, da circa 7 anni a questa parte, sulla varietà degli impasti (con farine diverse, che vanno dall’integrale alla multi cereale), sulla qualità degli ingredienti (con oli, formaggi, pomodori, olive a chilometro zero) e sulla capacità di mettere insieme sapori anche molto diversi tra loro. Tutto questo ha, però, ha avuto un peso notevole sui prezzi, portando la pizza a perdere il suo elemento di popolarità e, dunque, l’accessibilità al prodotto.

Nata nel 1889 dal cuoco napoletano Raffaele Esposito, che la creò in versione tricolore, con tre semplici ingredienti, in onore della regina Margherita di Savoia,  la pizza, prodotto popolare per eccellenza, è sempre stata alla portata di tutte le tasche, costituendo un’alternativa a ristoranti e ad altre pietanze.

 

Da prodotto popolare e accessibile a piatto di lusso

 

Ad oggi, sono ben pochi i clienti che possono permettersi di mangiarla tutte le settimane, una o più volte, come accadeva, forse, fino a due/tre anni fa. Ciò riguarda, in particolare, Caserta e provincia, salite, da qualche anno, agli onori della cronaca per premi e riconoscimenti dati da guide internazionali e nazionali. Le pizzerie casertane sono, ormai, conosciute e riconosciute in tutto il globo. Non più solo Napoli sul tetto del mondo, dunque, per uno dei prodotti più tipici e noti della gastronomia italiana e, nello specifico, campana.

 

A Napoli costa di meno

 

Il capoluogo campano, però,a differenza di quella che è diventata ormai una sua ‘concorrente’, mantiene per le pizze i suoi prezzi bassi con alcuni locali storici con la margherita ancora a 3,50 euro. A Caserta, invece, la pizza è diventata roba da intenditori: è considerata il top per la variante gourmet, con sapori nuovi e di alta qualità, che risulta essere salata più di certi impasti fatti male. Anche la margherita e la bufala arrivano, però, a costare obiettivamente troppo: da 5 euro a salire per la prima e  fino a 7,50 euro per la seconda.

Se vuoi andare a mangiare una pizza in questi locali, in 2 si può arrivare anche a spendere 25 euro a persona, senza ordinare cose straordinarie: due pizze, due birre e un antipastino.

Il rischio è di perdere di vista la genuinità del prodotto, elemento che, inteso in senso lato, l’ha sempre contraddistinta e resa famosa nel mondo. Bene, quindi,che una pizza con ingredienti più elaborati abbia un valore economico differente, ma creare menù gourmet con prezzi che non scendono al di sotto degli 8/9 euro in Campania, la regione in cui è nata e dove ha sempre avuto la caratteristica di costare poco ovunque, crea oggi qualche perplessità.

 

Bisogna accontentare tutti

 

L’offerta di una pizzeria dovrebbe contemplare, infatti, una parte riservata alle pizze tradizionali (marinara, margherita, bufala e capricciosa per esempio), con prezzi bassi, e una per degustatori e appassionati, con pizze speciali a prezzi più alti. Non si dovrebbe mai perdere di vista, in nome di mode e premi, l’autenticità e la popolarità del prodotto.

Il consiglio è, quindi, di fare una cosa molto semplice in qualunque pizzeria ottenendo, così, due vantaggi: ordinare una marinara o una margherita, le pizze più semplici e, allo stesso tempo difficili da realizzare (il gusto, con così pochi ingredienti, non può essere nascosto), sia per capire, con questo metodo efficace, se si è davanti a un pizzaiolo bravo o frutto della pubblicità e delle guide, sia per uscire con uno scontrino più ‘leggero’ come tradizione richiede.