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Morta durante gravidanza, processo infinito. L’urlo della mamma di Maria: “Non mollo”

 

 

Marcianise/Caserta. “Fino a che non sara’ fatta giustizia io non mollo” e poi ancora “Chi ne ha causato la morte, paghi”. Sono le frasi di qualche decina di manifesti che Rosaria Mastroianni ha fatto affiggere in alcune strade tra Napoli e Caserta. La storia di Rosaria e dei manifesti 6X3 nascono a seguito della morte della figlia, Maria Ammirati. Un calvario lungo otto anni tra i banchi delle aule di giustizia e non ancora concluso. Maria, 35 anni, di Marcianise, mori’ il 28 giugno 2012.

 

 

Era incinta di 14 settimane, e il bambino che portava in grembo mori’ qualche ora prima del suo decesso. La giovane donna nei giorni che precedettero la morte era stata nell’ospedale di Caserta, in quello di Marcianise, poi dal suo ginecologo, e di nuovo all’ospedale di Caserta; una diagnosi sbagliata, un’infezione e poi il decesso. Inizialmente furono emessi 25 avvisi di garanzia.

 

 

Il 25 luglio 2018, sei anni dopo la morte della donna e del suo bambino, il tribunale di Santa Maria Capua Vetere emette la sentenza di primo grado nei confronti del ginecologo della Ammirati e di 6 medici degli ospedali di Caserta e Marcianise: 4 condanne e tre assoluzioni, questo il verdetto. Vengono condannati per omicidio colposo il ginecologo di fiducia, Nicola Pagano, a 3 anni, e i medici Maria Golino, Anna Tamburro e Luigi Vitale a 4 anni. Assolti, invece, Andrea Fusco, Pasquale Parisi e Luigi De Falco. Secondo quella sentenza, la morte della donna e’ stata provocata da una patologia infettiva innescata da una amniocentesi che provoco’ aborto e decesso. Il 2 dicembre sarebbe dovuto iniziare il processo in Corte di Appello a Napoli. Ma l’udienza e’ slittata al 21 gennaio prossimo per un difetto di notifica per uno dei medici imputati.

 

 

 

Otto anni in cui la mamma di Maria chiede giustizia per sua figlia e suo nipote. La donna aveva iniziato a fare affiggere manifesti poco dopo la morte della figlia e ha continuato fino a pochi giorni prima della sentenza di primo grado. Fondo bianco, scritte in nero a caratteri cubitali e una foto di Maria. Commovente l’ultimo manifesto a poche ore dalla sentenza: “Tra poco avremo giustizia amore mio”, accanto la solita foto di Maria allegra e spensierata. A distanza di un anno da quella sentenza, e con l’inizio del processo d’Appello, Rosaria Ammirati ha di nuovo ripreso la sua battaglia fatta attraverso anche i manifesti, questa volta non solo per avere giustizia, ma anche contro i tempi lunghi dei processi.