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Arrestato ex consigliere Lega: aveva pistola nell’armadio. È figlio del boss

Di 24 Settembre 2019Cronaca, Regionale

Regionale. Aveva una pistola semiautomatica con il colpo in canna nascosta in un armadio e altri proiettili infilati in un calzino nel fondo di un cassetto.

 

 

E’ stato arrestato per detenzione illegale di arma e ricettazione Damiano Genovese, 36 anni, imprenditore figlio del boss Amedeo Genovese, a capo del clan Partenio, che sta scontando una condanna all’ergastolo in regime di 41 bis. Damiano Genovese lo scorso maggio si presento alle elezioni amministrative come candidato sindaco di Avellino di una lista civica di centrodestra che fu pero’ esclusa per un vizio nella presentazione delle firme.

 

Nella precedente consiliatura era stato eletto consigliere comunale ed era stato capogruppo della Lega. La perquisizione eseguita nel tardo pomeriggio dai carabinieri del comando provinciale di Avellino e’ scattata nell’ambito delle indagini su un attentato a un imprenditore avellinese, al quale ieri e’ stata fatta saltare in aria l’auto con un ordigno esplosivo.

 

L’arma, una pistola calibro 7,65, il caricatore e diversi colpi sono stati sequestrati.

 

Borrelli: via malaffare da politica

“Ancora una volta la Lega si trova a fare i conti con i procedimenti penali a carico dei suoi esponenti. Purtroppo l’arresto di Damiano Genovese ad Avellino, ex consigliere comunale leghista e figlio di un camorrista ergastolano, non è il primo episodio. Lancio un appello alla Lega Nord: tenga lontano il malaffare dalla politica. Non deve esserci agibilità per i delinquenti nella res publica”. Lo afferma il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli.

 

“Lo stesso appello è rivolto anche al segretario Matteo Salvini che, nella posizione apicale che ricopre all’interno del suo partito, è chiamato anche ad un ruolo di supervisione. Occorre una presa di coscienza da parte sua. La Lega, specie al Sud, ha spalancato le porte a troppi personaggi a tinte fosche, in alcuni casi veri e propri delinquenti che vanno isolati e cacciati e non accolti a braccia aperte. Non è questa la strada giusta per sviluppare il loro movimento nel Mezzogiorno”.