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Clan comanda in ospedale: “500 euro e porti il parente morto a casa”. Indagato pure avvocato

Il clan Contini, nell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, lucrava anche sui decessi: la circostanza emerge dall’inchiesta della Procura di Napoli sull’Alleanza di Secondigliano che oggi ha portato a un maxi blitz interforze in tutta Italia. Chi aveva necessita’ di riavere quanto prima la salma di un proprio congiunto deceduto non doveva fare altro che rivolgersi agli uomini del clan. Versando 500 euro, ovviamente a nero, la camorra falsificava i documenti attestando che il paziente, che in realta’ era morto, era invece vivo e poteva anche essere dimesso. I congiunti, a questo punto, se lo potevano portare a casa con un’ambulanza.

Ministro vuole sciogliere ospedale

“Sappiamo, attraverso un’interlocuzione che ho avuto con il sottosegretario al ministero dell’Interno Carlo Sibilia, che domani ci sarà la convocazione del comitato”, dice il ministro Grillo in un video sul suo profilo Facebook. “Chiedo già di immaginare di sciogliere l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli per infiltrazione mafiosa”. Il ministro rileva che “la camorra aveva fatto dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli una sua base logistica. Ora basta: la camorra non può tenere in ostaggio la sanità campana. Servono decisioni coraggiose e lo Stato farà la sua parte, perché non c’è salute senza legalità”. Ricordando l’ospedale San Giovanni Bosco come “l’ospedale delle formiche”, in relazione alle precarie condizioni di igiene emerse nei mesi scorsi, il ministro rileva che “la camorra aveva deciso di lucrare sulla pelle dei malati”, ma “lo Stato c’è e oggi ha dato un segnale importantissimo”.

Asl si difende: “Abbiamo denunciato subito”

“Abbiamo denunciato e agito, perché fin dal primo momento abbiamo ritenuto che il San Giovanni Bosco fosse un simbolo da abbattere. Il San Giovanni Bosco lo sentivamo con un peso importante e oggi la Procura e le forze dell’ordine ci hanno dato ragione, ci hanno dato una grande soddisfazione”. Lo ha detto il commissario straordinario dell’Asl Napoli 1 di Napoli Ciro Verdoliva commentando gli arresti e l’inchiesta della Procura di Napoli che ha evidenziato le mani dei clan di Secondigliano sul nosocomio napoletano. “Ci siamo ripresi il parcheggio – ha ricordato Verdoliva – abbiamo chiuso il bar, il ristorante, la pizzeria, evitando che riaprissero. Abbiamo rimesso in piedi il triage, tracciando chiunque entrasse, abbiamo imposto il divieto di sosta lì alle ambulanze private, mettendo un presidio nel parcheggio per evitare che potesse entrare chiunque, abbiamo aumentato il numero delle telecamere. Speriamo che oggi possa essere l’inizio di un nuovo giorno al San Giovanni Bosco, che si è tolto di dosso una presenza importante, e che uomini e donne che lavorano con impegno lì da oggi possano avere una maggiore serenità in quello che sanno dare”.

Avvocato indagato: perquisizioni allo studio

É accusato da alcuni collaboratori di giustizia di avere tenuto in piedi una interlocuzione tra il boss Edoardo Contini, detenuto al 41bis, e gli affiliati di alto rango dell’omonimo clan: si tratta di un noto avvocato napoletano che ha tra i suoi clienti anche l’altro boss Patrizio Bosti. Il penalista risulta tra le persone indagate nell’ambito della maxi operazione interforze coordinata dalla Procura di Napoli contro la cosiddetta Alleanza di Secondigliano (clan Contini, Licciardi e Mallardo). Stamattina le forze dell’ordine hanno eseguito delle perquisizioni nei suoi uffici. Al penalista la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli (pm Teresi, Sepe e Converso; procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli) contesta il concorso esterno in associazione mafiosa. La Procura ha chiesto che all’avvocato venisse notificata una misura cautelare, istanza rigettata pero’ dal gip di Napoli Roberto D’Auria.