MADDALONI. L’ ormai nota decisione della Maddaloni Cementi S.r.l. società del gruppo Colacem (ex Cementir Italia) di spegnere l’alto forno dello stabilimento di Maddaloni non è stata accolta positivamente dai lavoratori del settore costruzioni e affini. A dichiararlo è Senneca Santo di Filca Cisl Campania , la Federazione di categoria della Cisl che si sta occupando da molto tempo della battaglia in questione.
Il settore delle costruzioni è, infatti, l’unico che continua a non invertire la tendenza negativa in atto ormai da anni, il sistema è bloccato, le risorse non vengono spese, i cantieri non aprono, la produzione di nuova edilizia è al palo e l’occupazione non riparte.
Dieci anni consecutivi di crisi hanno riportato i consumi di cemento e calcestruzzo in Italia ai livelli dei primi anni ’60. Emblematico è in particolare il crollo dei volumi di cemento, materiale di base nelle costruzioni, passati da 43 milioni di tonnellate prodotte nel 2008 a circa 18 milioni di oggi. Purtroppo è il Sud d’Italia caratterizzato da una marcata dinamica negativa.
Complessivamente, sul meridione pesa, oltre alle difficoltà per le stazioni appaltanti ad uniformarsi, anche il lento avvio della nuova programmazione dei fondi strutturali europei e dei fondi per lo sviluppo e la coesione.
Oltre alla crisi generale del settore, ci si mette anche la burocrazia e soprattutto il politico di turno che per attrarre simpatia degli elettori cerca di cavalcare l’onda della problematica ambientale.
Lo spegnimento dell’alto forno sarà stata una decisione presa soprattutto in virtù del fatto che il termine delle attività estrattive è fissato al 31 Marzo del 2019 conformemente a quanto disposto dalla Legge Regionale n.22/2017 dove uno dei vincoli principali di opposizione è il nascente Policlinico di Caserta.
E’ vero che occorre nel territorio casertano un Policlinico, perché solo una struttura di tal genere può sviluppare ricerca medica e farmaceutica e favorire indotti anche produttivi in questo campo, ma nello stesso tempo non possiamo penalizzare altri settori con la perdita di posti di lavoro. Perché qui non stiamo parlando di realtà con il quale alcune “coltivazioni” di cava sono state portate avanti in modo abusivo, oppure sono state create aree di stoccaggio di rifiuti, ma di una realtà che utilizza una politica ambientale finalizzata alla realizzazione di un sistema produttivo eco-sostenibile basato sulla trasparenza e sulla reciproca collaborazione.
Con lo spegnimento dell’alto forno di Maddaloni le prospettive future saranno caratterizzate da una progressiva riduzione del lavoro che interesserà il territorio casertano, investito da una grande crisi che ha progressivamente ridotto attività e forza-lavoro, portando il territorio verso una fase quasi di de-industrializzazione.
Abbiamo una disoccupazione generale in Campania che supera il 50%, è ancora più impressionante se lo si rapporta a quello dell’occupazione: nel 2017 il tasso di occupazione in provincia di Caserta è stato del 23,% il più basso della Campania.
In conclusione ad oggi ci troviamo nella necessità di affrontare la problematica degli esuberi strutturali facendo ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale per la durata di 12 mesi.