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Segretata, nuove accuse per il padre orco. La verità su burqa e divieto di instagram

San Felice a Cancello. Accuse pesantissime quelle formulate dal Pubblico Ministero di Santa Maria Capua Vetere Dott.ssa Gaudino, a carico di C.A.B.S, 53 anni, tunisino di religione musulmana stabilmente in Italia e residente a San Felice a Cancello,  che è stato denunciato dalla figlia minore C.A.B.S, 53 anni, stabilmente in Italia che è stato denunciato dalla figlia minore C.S., 15 anni,  nell’agosto scorso per il reato di  maltrattamenti aggravato  nell’agosto scorso per il reato di  lesioni maltrattamenti aggravati.

 

Il Pubblico Ministero sulla scorta di nuove indagini, oggi concluse, ha formulato anche l’accusa di sequestro di persona, contestando al padre di tenere segregata in  casa la figlia per una intera settimana durante i viaggi in Tunisia della madre ed i suoi turni di lavoro che lo vedevano impegnato fuori .

La circostanza si sarebbe verificata più volte.

Con queste accuse molto gravi ci si avvicina all’udienza preliminare che sarà fissata a breve.

 

Per la cronaca, la ragazza denunciò il padre profittando di un momento di assenza del padre di casa chiamò i Carabinieri di San Felice a Cancello, chiedendone l’intervento, i quali accorsero subito presso l’abitazione trovandola in forte stato di agitazione; condotta, poi,  in Caserma e al Pronto Soccorso, ha raccontato di angherie e violenze commesse dal padre in suo danno, riferendo in particolare che lo stesso non tollerava la vita “occidentale” della figlia.

 

La minore è stata sentita anche con l’incidente probatorio circa un mese fa alla presenza del Gip, del P.M., dei legali, e di esperti psicologi che la assistessero, e da quel racconto non sarebbe mai stata costretta a indossare il burqa e avrebbe anche regolarmente praticato la religione cattolica a scuola, né le sarebbe stato impedito di avere anche un profilo personale sul social Instagram; secondo la difesa, maggiori , ma comunque ragionevoli e tollerabili  restrizioni, sarebbero state limitate in un periodo temporale circoscritto, allorquando la madre è tornata nel paese di origine per cure sanitarie e i genitori avrebbero chiesto alla figlia minore di essere più attenta e prendersi maggiore cura del fratellino più piccolo essendo il padre per ore intere fuori per lavoro.

 

Il P.M. è dunque in procinto di formulare la richiesta di rinvio a giudizio.

L’uomo è difeso dagli avvocati Raffaele Carfora e Michele Nuzzo, secondo i quali la ulteriore ipotesi di sequestro di persona è “destituita di fondamento e smentita da una lettura più accorta delle stesse dichiarazioni rese dalla minore in sede di incidente probatorio”.