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Incarico a ex dirigente condannato, bufera sul sindaco

Di 24 Ottobre 2018Politica

Caserta. E’ esplosa la polemica politica a Caserta dopo che il sindaco Carlo Marino ha disposto con decreto del 17 ottobre scorso il conferimento di un incarico di studio e consulenza, con relativo rimborso spese, all’ex dirigente del Comune Marcello Iovino, andato in pensione il 30 settembre 2018, condannato qualche mese fa in appello a sei mesi di carcere per aver detto il falso durante un processo civile.

Proprio in questi giorni i magistrati della prima sezione della Corte d’Appello di Napoli – Amalia Taddeo, Annamaria Casoria e Barbara Modesta Grasso – hanno depositato le motivazioni della decisione, parlando, con riferimento al comportamento di Iovino, di “totale spregio di uno dei principi cardine della giustizia, ossia la verità durante l’espletamento del giuramento”.

Per questo motivo il consigliere comunale Riccardo Ventre, in una nota indirizzata a Marino, si dice “trasecolato dal contenuto del Decreto” e chiede al sindaco di rispondere immediatamente sui motivi della scelta visto “il reato che per un dipendente pubblico assume rilievo eccezionale”, ma anche in considerazione, fa notare Ventre, di “un procedimento disciplinare avviato nei mesi scorsi nei confronti di Iovino relativo alla legittimità di apertura delle buste” durante la procedura gara per l’affidamento dei servizi sociali. Peraltro la consulenza annuale affidata a Iovino riguarda proprio i settori delle Politiche sociali, dell’Ambiente ed Ecologia.

Iovino è stato condannato per il reato di falso giuramento, il cosiddetto “spergiuro”, in quanto sentito come testimone dal giudice civile durante un processo instaurato dall’avvocato amministrativista Luigi Adinolfi, che dopo alcune consulenze commissionategli dal Comune di Caserta non era stato pagato, dichiarò che al legale era stato liquidato regolarmente l’onorario; tale affermazione chiuse il processo, ma ebbe poco dopo un epilogo penale, in quanto Adinolfi denunciò il funzionario alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che accertò come le spettanze non fossero mai state corrisposte.