Santa Maria Capua Vetere. Per i giudici del Riesame quel loro collega merita l’arresto. Sono stati disposti gli arresti domiciliari per Enrico Caria, già giudice della sezione fallimentare del tribunale di Napoli Nord e poi di quello di Santa Maria Capua Vetere, accusando di corruzione. La misura cautelare non è stata eseguita e resta pendente in attesa del pronunciamento della Cassazione.
Stando a quanto emerso dall’indagine del pm della Procura capitolina, Caria ha commesso reiterate violazioni ai doveri di lealtà e imparzialità nell’esercizio delle funzioni di giudice delegato tanto da consentire la conclusione che l’incarico presso la sezione fallimentare era per lui anche un canale di entrate integrative per mantenere un tenore di vita probabilmente superiore a quello che il magistrato avrebbe potuto permettersi facendo unicamente affidamento sulle sole fonti lecite di guadagno.
L’inchiesta riguarda in totale 15 persone: per quattro di loro, oltre a Caria, il tribunale ha disposto misure interdittive. Si tratta di Daniela D’Orsi, fidanzata di Caria; dell’architetto Giancarlo Piro Calise, del consulente Alessandro Colaci e del commissario giudiziale Alfredo Mazzei.
Dall’indagine è emersa quella che i giudici hanno ritenuto essere “una spiccata tendenza di Caria a chiedere e ad accettare favori e regalie dai professionisti con cui veniva in contatto, a dimostrazione del fatto che quella di ricevere utilità era per lui una vera e propria prassi, una consolidata modalità di esercizio del potere giurisdizionale. Più in generale si è riscontrata la tendenza dell’indagato a intessere e mantenere una fitta rete di relazioni personali nell’ambito della quale, a prescindere dalla rilevanza penale delle condotte, si assiste ad una pericolosa confusione tra interessi personali e impiego di prerogative riconosciute in virtù del ruolo pubblico ricoperto”.