Spie del pizzo e trafficanti di coca, resistono i superstiti dei Belforte. Colpi duri agli ex rivali
MARCIANISE. La nuova ascesa dei Piccolo-Letizia è durata poco sommersa sotto l’onda dgli arresti e dei pentimenti eccellenti (Primo Letizia su tutti). Il declino dei Belforte è un processo costante ma lentissimo, che vede anche superstiti in grado di investire in attività importanti i proventi della cocaina o di segnalare attività da sottoporre ad estorsione. E’ questo lo scenario delineato dal rapporto semestrale della Dia in riferimento alla situazione criminale di Marcianise: una fotografia che tiene conto di cosa è avvenuto nella seconda metà del 2019.
I territori controllati
“Nell’area marcianisana, storicamente al di fuori del cartello casalese, è operativo un sodalizio altrettanto strutturato, il gruppo BELFORTE, originario di Marcianise ed attivo nel capoluogo nonché, attraverso clan satelliti, a San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Casagiove, Recale, Macerata Campania, San Prisco, Maddaloni, Santa Maria Capua Vetere e San Felice a Cancello. Nel mese di ottobre 2019 è stata scarcerata e sottoposta alla misura di sicurezza di sicurezza della libertà vigilata nel comune di Montebello della Battaglia (PV), la moglie dello storico capo clan, già reclusa in regime ex art. 41 bis O.P., punto di riferimento del gruppo. Non è mancata, in tale contesto, l’azione di aggressione ai patrimoni illeciti messa in campo dalla DIA.”
Spie del pizzo e narcos
“Il 14 novembre 2019, la DIA di Napoli ha eseguito due decreti di sequestro preventivo nei confronti di soggetti operanti nel territorio in esame. Il primo decreto ha condotto al sequestro di rapporti finanziari, aziende, beni mobili e immobili situati a San Felice a Cancello, nella disponibilità di un grosso trafficante di cocaina, acquistata all’estero, che aveva il suo centro di interessi criminali nel territorio di San Marco Trotti, agglomerato urbano posto tra i comuni di Santa Maria a Vico e San Felice a Cancello. Il secondo ha riguardato beni nella disponibilità di due fratelli contigui al clan BELFORTE. La loro adesione al sodalizio è emersa nell’ambito di una vicenda giudiziaria, definitasi con sentenze di condanna del 2015 e del 2016, del Tribunale di Napoli, in cui è stata riscontrata la loro fattiva collaborazione con il clan per la riscossione del “pizzo”. Il meccanismo criminale ideato dai due fratelli, definiti anche “le spie del pizzo”, avveniva in due modi, o mediante sovrafatturazione degli importi dovuti (“gonfiando” i costi rispetto alle effettive forniture, per consentire la creazione di “fondi neri” destinati al pagamento delle estorsioni) o attraverso l’organizzazione di incontri tra gli estorti e gli appartenenti al clan. Tale sistema era così collaudato che, talvolta, gli imprenditori che avviavano nuove attività si rivolgevano spontaneamente ai due fratelli, affinché gli indicassero i referenti dell’organizzazione da contattare per “mettersi a posto”. Che le estorsioni continuino a rappresentare anche per il clan BELFORTE una rilevante fonte di introiti illeciti è documentato da numerosi provvedimenti restrittivi. Uno di questi è stato eseguito il 13 novembre 2019, da personale della Polizia di Stato, nei confronti di un pregiudicato indiziato di tentata estorsione in concorso, aggravata dal metodo mafioso, risalente a febbraio 2018, in danno del titolare di una ditta di pompe funebri di Teverola (CE).”
I rivali colpiti di nuovo
“L’ordinanza segue un provvedimento di fermo emesso dalla DDA di Napoli, eseguito il 2 ottobre 2019, nei confronti del suo complice. Nel medesimo contesto marcianisano risulta attivo anche il sodalizio PICCOLO-LETIZIA, per anni contrapposto ai BELFORTE. Entrambi i gruppi rappresentano due realtà criminali saldamente radicate nel territorio, significativamente aggredite da provvedimenti giudiziari.”