L’intercettazione: “Ti ho truffato e allora? Sono 5 anni che mi cercano, mo trovami tu”
VILLA LITERNO. “Ti ho truffato cosa vuoi dimmi?”. “Cosa stai dicendo?”. “Quello che senti, ti ho truffato e non chiamare più”. “Io ti trovo sai”. “Sì mi trovi tu. Sono cinque anni che mi dovete trovare e non mi ha trovato ancora nessuno”.
E’ questo il dialogo intercettato tra uno dei coinvolti nell’affare delle Rca false e un cliente raggirato. Saranno migliaia in tutta Italia quelli che si sono affidati al sistema sgominato oggi da un’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere che ha portato all’esecuzione di 16 misure cautelari.
“Vittime dei delitti – scrive il gip Orazio Rossi nell’ordinanza – quindi, sono, in primo luogo, i privati, e talvolta i broker assicurativi, che potranno accorgersi della truffa, e quindi denunciarla, solo nel caso di un raro e accidentale evento rivelatore durante il breve periodo di validita’ della polizza inesistente, come un incidente stradale o un controllo di polizia”. Gli episodi denunciati su tutto il territorio nazionale fanno riferimento a fatti di per se’ di lieve entita’, “con un profitto indebito nell’ordine di qualche centinaia di euro”. Ma quando vittime “sono anche le compagnie assicurative, dato che illecitamente qui ci si appropria del loro marchio”, il “danno economico e ‘di immagine'” e’ molto piu’ alto.
Infatti, e’ proprio dalla denuncia di una delle compagnie che l’indagine ha preso avvio: ad essere colpiti anche grandi nomi del mondo assicurativo come Helvetia, Groupama, Cattolica, Greatlakes, Reinsurance, Unipol, DirectLine e Axa. Di fatto, nella prospettazione del pm che ha chiesto le misure “il sodalizio criminale era capace di immettere nel circuito nazionale migliaia di polizze contraffatte, con un ricavo pari, in ipotesi, a diversi milioni di euro, riuscendo a creare una situazione di perfetta apparente legalita’.
L’assocazione criminale provvedeva poi al reimpiego dei proventi illeciti attraverso l’investimento del denaro ricavato in numerose societa’ riconducibili ai vertici, legati alla criminalita’ di Castelvolturno. Fra questi nomi noti come Federico e Dionigi Catena e Salvatore Piccerillo (che spesso fungeva da prestanome). Il denaro proveniente dalla truffa, attraverso un collaudato schema di interposizioni fittizie venivano poi reinvestitio nella compravendita di veicoli di provenienza lecita e illecita, ma anche in locali per scommesse e in sale slot.
IL VIDEO
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