Marcianise. I caivanesi volevano aprire una piazza di spaccio a Marcianise. L’avanzata delle milizie del Parco Verde verso il vicino Comune è già stata uno degli aspetti dell’inchiesta che ha portato all’arresto sia del ras Pasquale Fucito detto “Shrek” che del carabiniere Lazzaro. Ora anche la Cassazione ha evidenziato questa possibilità: lo ha fatto nelle motivazioni con cui la Sesta Sezione della Suprema Corte ha respinto l’istanza di revoca dell’ordinanza nei confronti di Raffaele Garofalo, discussa esattamente un mese fa.
Secondo quanto evidenziato dalla Dda sarebbe stato proprio Garofalo, conosciuto come “Lello o’ Chiatt” a chiedere al “Marziano”, altro soprannome col quale è conosciuto Fucito, l’autorizzazione per aprire una piazza di spaccio a Marcianise insieme a un socio. Un elemento che, stando alla ricostruzione dei giudici, non solo attesta il ruolo di capo da parte di Fucito, ma anche l’esistenza di altri referenti del gruppo a Marcianise. Si tratta di elementi della malavita di Marcianise con i quali è necessario parlare per ottenere il sospirato via libero.
Lo scenario: come cambia lo spaccio a Marcianise
Non è elemento nuovo per gli inquirenti il legame tra clan marcianisani e cosche caivanesi nel business dello spaccio soprattutto di cocaina: ma se negli ultimi anni i rapporti sono stati quelli tra clienti e fornitori, ora la faccenda cambia. La possibilità di apertura di una piazza di spaccio in una città dove fino a pochi anni i due clan (Piccolo e Belforte) riuscivano ad evere propri canali di rifornimento non appare un’utopia in una delle inchieste chiave relative al narcotraffico sull’asse Colombia-Olanda-Campania.
Difficile non sottolineare come nel Casertano i caivanesi potessero contare su appoggi importanti fin quasi a giocare “in casa” anche grazie al legame col carabiniere di Casagiove Lazzaro Cioffi. Un rapporto così stretto che la sera prima del blitz decisivo di aprile non a caso il ras caivanese e la moglie erano proprio a casa del brigadiere, sposato con la figlia di D’Albenzio.