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Prestanome del clan per auto e ditta, chieste 3 condanne: c’è anche il figlio del boss

Marcianise. Tre condanne e un’assoluzione. E’ questa la richiesta formulata pochissimi minuti fa dal sostituto procuratore nel corso del processo sui beni del clan Belforte intestati a prestanome che si sta svolgendo davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, collegio A.

 

Il pubblico ministero ha invocato 6 anni di reclusione a testa per Salvatore Belforte, figlio del boss Domenico; per Giovanna Allegretta, moglie del fratello Camillo e per il padre di quest’ultima Antonio Allegretta. Chiesta l’assoluzione invece per il quarto imputato, Merola.

 

Sono tutti accusati di interposizione fittizia di beni, aggravata dalla finalità mafiosa per aver favorito il clan Belforte di Marcianise. I quattro sono processati con l’ordinario; l’altro imputato, Camillo Belforte, ha scelto l’abbreviato. La Dda ritiene che alcune proprietà, tra le quali una vettura e una ditta edile, la Cami, siano state intestate a prestanome per evitare sequestri.

 

La sentenza è prevista per il 29 gennaio, quando ci sarà anche la discussione dei difensori, tra i quali l’avvocato Giuseppe Foglia.