Skip to main content

Capua in lutto per Mario: era prossimo alla pensione. Il dolore di Branco

 

 

Capua. Capua è in lutto per la morte del 59 enne Mario Di Cuonzo, il macchinista del treno alta velocità deragliato a Lodi. Nato nella cittadina casertana, l’uomo si era trasferito tanti anni fa al Nord e viveva a Pioltello (Milano) mentre il fratello Mimmo è un dipendente comunale, responsabile del Suap.

 

«E’ un dolore enorme la perdita di Mario Di Cuonzo – ha dichiarato all’Ansa il sindaco Luca Branco – tutta la comunità di Capua si stringe attorno alla famiglia del macchinista». Il sindaco ha raccontato di come questa mattina abbia incontrato Mimmo Di Cuonzo in Comune.

 

«E’ un dipendente modello che si occupa del settore delle attività produttive. Quando ci siamo visti non si sapeva ancora nulla della tragedia, era tranquillo e amabile come sempre, poi quando si è diffusa la notizia, so che ha lasciato il suo ufficio immediatamente per recarsi sul luogo dell’incidente». Al momento l’amministrazione non ha ancora deciso quali iniziative intraprendere. Si deciderà nelle prossime ore.

 

La consulta dei commercianti si è unito al dolore della famiglia Di Cuonzo con un manifesto di cordoglio: il fratello della vittima Mimmo è responsabile dello Sportello Unico Attività Produttive e gode della stima e del rispetto di tutti gli esercenti cittadini.

 

In prima linea per gli altri e nel sindacato

«Tutti gli volevano bene, si faceva voler bene per il suo carattere allegro, ma mai superficiale. Aveva sempre una parola buona, di aiuto e di conforto quando necessario, per i colleghi». È stato ricordato così da un suo amico ferroviere, anche lui della Cgil, Mario Di Cuonzo, di 59, originario di Capua, uno dei due macchinisti morti oggi nell’incidente ferroviario in provincia di Lodi.

 

Di Cuonzo era un iscritto e un attivista della Filt-Cgil: il suo collega, che ha lavorato con lui per anni ha chiesto di non rendere noto il suo nome: «Sono sconvolto – ha detto parlando con l’ANSA – per la morte di un amico, che lascia la moglie e un figlio, e di un altro lavoratore». Ha poi proseguito nel tratteggiare la figura del ferroviere scomparso: «l’aspetto caratteriale andava di pari passo con quello professionale, era un macchinista molto capace – ha sottolineato – e aveva contribuito a formare e addestrare altri macchinisti nella guida dei Frecciarossa. Gli mancavano pochi mesi per andare in pensione»