Parete. Nessuna attenuante. A meno di clamorose decisioni della Cassazione resterà in carcere per tutta la vita Ciro Guarente, l’ex marinaio accusato di aver ucciso e poi fatto a pezzi per gelosia il 25enne di Parete, Vincenzo Ruggiero.
La Corte di Appello ha confermato infatti l’ergastolo inflitto in primo grado, come richiesto peraltro due giorni fa dal procuratore generale nel corso della requisitoria. Prima del verdetto, letto poco prima delle 13, il killer ha preso la parola dicendosi pentito per quanto fatto e distrutto da questa vicenda.
L’attivista gay venne ucciso a colpi di pistola da Guarente e poi fatto a pezzi. Il cadavere così ridotto fu nascosto in autolavaggio del quartiere napoletano di Ponticelli, e trovato sotto un massetto di cemento nel punto dove solitamente c’era il cane da guardia. Il movente che ha armato la mano del 36enne sarebbe stata la gelosia dovuta alla circostanza che la sua compagna da qualche tempo conviveva con Ruggiero, con cui peraltro era legata solo da un’amicizia.
Secondo la ricostruzione della Procura Guarente sparò prima due volte dall’alto verso il basso, in quanto Ruggiero si era inginocchiato nel tentativo di difendersi; quindi esplose un terzo colpo alla schiena della vittima, che è poi deceduta. La difesa di Guarente, rappresentata dal penalista Dario Cuomo, chiese le attenuanti generiche per il killer per evitare lo spettro dell’isolamento diurno.