Marcianise. Una metamorfosi apparentemente impercettibile ma inesorabile. Una divisione che si è palesata sotto gli occhi di tutti è che nell’ultimo anno e mezzo ha preso ormai forma. Da almeno dodici mesi lo spaccio sembra non abitare più a Marcianise, o almeno nelle storiche roccaforti dei cartelli criminali locali, che hanno da sempre utilizzato alloggi abbandonati e locali ricavati nelle palazzine dei rioni popolari per i propri traffici.
La spallata definitiva a quel mondo è stata data probabilmente nel giugno 2018 quando l’operazione Unrra Casas di fatto smantellò non solo l’organizzazione esistente, dai boss ai pusher al dettagli passando per i capizona, ma annullò quello che era diventata una delle nuove sedi locali dello spaccio. Privata di diverse “figure professionali”, proprio a causa delle inchieste, il narcotraffico si è così dovuto rivolgere agli stranieri che fino ad allora erano stati utilizzati solo come corrieri da e verso la Campania.
Ora invece molti giovanissimi provenienti dall’Africa vengono riforniti di stupefacenti, in particolare hashish, e sistemati a ridosso di Marcianise. Non è un caso se nel giro delle ultime settimane l’attenzione dei carabinieri della Compagnia di Marcianise si è soffermata soprattutto sulla villa comunale di San Nicola, considerato da sempre un mercato low cost come prezzi e qualità. E le vecchie famiglie? Neutralizzati molti personaggi di spicco, restano gli eredi a provare a tenere vivo un giro però sempre più ristretto e limitato ore a poche occasioni e determinati luoghi.
I rampolli dei ras rivolgono le proprie attenzioni soprattutto al popolo dei locali della movida della zona ed agli studenti delle superiori, entrando in scena però per fugaci apparizioni o limitate mansioni. Soltanto poche settimane fa il figlio minorenne di un ras dei Belforte venne sorpreso dalla polizia a cedere una dose di “fumo” fuori scuola. Per il resto il lavoro sporco, quello dei turni estenuanti di pusher e vedette, ormai è in mani straniere, sulla scia di quanto da anni avviene già a Napoli, soprattutto a ridosso della movida di piazza Bellini.
Troppi rischi per gli “autoctoni”, tanto “lavoro” per gli stranieri: spariti i semafori, qualche lavavetri non si è dovuto nemmeno spostare per trovare occupazione dalle parti del Vialone.