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Un omicidio eccellente per la scalata finale: “Così Zagaria si prese Caserta”

Caserta. Un terremoto nel clan. Una vittima con un nome e soprattutto un cognome che più altisonante non si poteva. Per chiudere il cerchio e prendersi il capoluogo Michele Zagaria aveva una possibilità: far fuori il referente casertano dei Casalesi. A costo di rompere con l’alleato di sempre. Già perchè quell’uomo che per Zagaria doveva morire (e che effettivamente venne assassinato), era Michele Iovine, lontano parente del “Ninno”.

 

Un omicidio eccellente come hanno avuto modo di definirlo negli anni diversi collaboratori di giustizia, da Attilio Pellegrino a Massimiliano Caterino. Pochi giorni fa sono arrivate però parole ancora più pesanti: sono quelle di Nicola Schiavone, figlio di Sandokan, chiamato a testimoniare proprio nel processo su quel delitto.

“L’omicidio di Michele Iovine è stato uno spartiacque – ha dichiarato Schiavone – Lui era il referente del clan su Caserta e paesi limitrofi. Era un lontano di Antonio Iovine, ma Zagaria disse che c’erano stati problemi con i lavori a Caserta e anche attentati incendiari nei cantieri”. Una ricostruzione dalla quale emerge la volontà del boss di Casapesenna di uccidere Michele Iovine, ma Nicola Schiavone (all’epoca libero) tergiversa, forse per non stravolgere gli equilibri della federazione criminale.

 

A quel punto Zagaria si rivolse a Nicola Panaro, cugino di Schiavone che diede, forse inconsapevolmente, il suo assenso. Non si poteva più tornare indietro, ma Zagaria, sorprese ancora tutti: l’agguato, nonostante l’informazione, venne pianificato e attuato solo da uomini di fiducia di “Capastorta” stando almeno al racconto del collaboratore di giustizia.

“Voleva piazzare a Caserta persone di fiducia in modo che a noi non arrivassero informazioni sui lavori nella zona” ha spiegato Schiavone ai magistrati della Dda. Così, dieci anni fa, Zagaria si prese pure il capoluogo con una scalata che ha l’ha portato a insinuarsi in politica, sanità e imprenditoria.

 

L’eliminazione di un affiliato ‘scomodo’

 

La Dda aveva indicato già due anni fa in Zagaria il mandante e l’organizzatore dell’omicidio di Michele Iovine, classe 1953, referente a Casagiove e zone limitrofe del clan, compiuto il 28 gennaio del 2008.
Michele Iovine, era inserito nel clan con il ruolo di capozona nel territorio di Caserta e dintorni ed era, a sua volta, capo di un gruppo attivo a livello locale, con specifica competenza nel settore delle estorsioni ed operativo sotto l’egida dell’altra famiglia degli Schiavone, a cui si rapportava.

 

Il principale materiale probatorio è costituito dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Antonio Iovine e Nicola Panaro, che hanno riferito quanto da loro direttamente appreso da Michele Zagaria, nel corso di incontri con lui avuti sia prima che dopo l’omicidio, convergenti anche con le dichiarazioni rese dai collaboratori Attilio Pellegrino e Massimiliano Caterino.

 

La volontà di Zagaria, scondo i pentiti, era quella di eliminare un soggetto, quale Michele Iovine, che, all’indomani della scarcerazione, stava tentando di riappropriarsi del controllo delle attività estorsive, attività dirette anche nei confronti di imprenditori vicini o, addirittura, organici alla fazione Zagaria.