Marcianise. E’ durata appena una settimana la reclusione di Pasquale Marchese, l’uomo che azionava i macchinari in grado di scavare e nascondere i rifiuti della Lea, l’azienda con sede a Marcianise per la quale ha lavorato. Il gip ha accolto la richiesta della difesa del 52enne, rappresentato dall’avvocato Valerio Stravino, revocando la custodia cautelare in carcere. Marchese può dunque tornare nella sua abitazione di Caserta da uomo libero: l’unica misura da rispettare imposta dal tribunale è quella dell’obbligo di firma.
Marchese era stato fermato una settimana fa dalla Guardia di Finanza di Marcianise su ordine del gip. Come il suo ex datore di lavoro Angelo Egisto e come l’ex collega Violante Marasco, arrestati nella precedente retata, era accusato di inquinamento ambientale. Secondo la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che sta coordinando le indagini sulla Lea srl, il 52enne, che nell’azienda di Egisto svolgeva la mansione di operatore di macchine di movimento terra, avrebbe interrato una notevole quantità di rifiuti nel piazzale dell’azienda; fatti, questi ultimi, contestati anche all’imprenditore e a Marasco, autotrasportatore di fiducia di Egisto.
Le opere di interramento sarebbero state realizzate tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018, prima del rogo avvenuto nell’ottobre 2018, mentre l’impianto era sotto sequestro per l’eccessivo accumulo di rifiuti nel capannone. I finanzieri della Compagnia di Marcianise hanno accertato che Egisto, Marasco e Marchese avrebbero lavorato di notte, da soli, senza altri dipendenti e con i cancelli rigorosamente chiusi; peraltro, proprio nei giorni in cui sarebbero andati avanti i lavori, le telecamere interne del sito, hanno scoperto i finanzieri, non erano funzionanti.
Dai carotaggi effettuati da un consulente tecnico nominato dalla Procura diretta da Maria Antonietta Troncone, è emersa la presenza nel sottosuolo della Lea, fino a cinque metri di profondità, di scarti derivanti da costruzioni e demolizioni e di rifiuti urbani non differenziati, che hanno prodotto il versamento di percolato, noncheè la concentrazione nel terreno, in livelli di pericolo per l’uomo, di un elemento chimico cancerogeno come l’antimonio. Per gli inquirenti Egisto avrebbe deciso di interrare i rifiuti proprio perchè ne aveva accumulato in azienda una quantità eccessiva rispetto a quella autorizzata, e non voleva sopportare gli alti costi di smaltimento; un’altra parte di rifiuti è stata poi smaltita illecitamente nell’impianto di compostaggio abbandonato di Santa Maria Capua Vetere, impianto inserito nel piano regionale, posto sotto sequestro il 30 settembre scorso.
La situazione della Lea, con il cattivo odore proveniente dai rifiuti accumulati che invadeva la case di Marcianise, provoco’ la protesta della popolazione e dell’ora ex sindaco Velardi, che nell’estate 2018 stazionò con sdraio e ombrellone all’esterno della Lea, provocando l’intervento della Fiamme Gialle che sequestrarono il sito; dopo il sequestro i rifiuti furono dati alle fiamme.