Caserta/Napoli. La sede centrale del pezzotto campano era a pochissimi metri dagli uffici della Procura. E’ questo uno dei dettagli emerso dall’indagine “Black Iptv” portata avanti a Napoli e che ha portato la Finanza ad eseguire una ventina di perquisizioni ed a staccare il segnale complessivamente a 700mila utenti.
Quello che il gip Provvisier definisce nel decreto il “mercato” del pezzotto era la base operativa dell’affare e si trovava al Centro Direzione, Isola G1, proprio nel complesso che ospita anche la cittadella giudiziaria partenopea. Un ufficio riconducibile secondo la Procura a Franco Maccarelli, considerato la mente dell’affare, originario di Venafro, a due passi dall’alto Casertano, ma residente a Napoli; secondo l’accusa, divideva il proprio archivio di schede, decoder e materiale tecnologico tra quella sede e un’abitazione anonima di via Dell’Abbondanza, quartiere Marianella, di Flora G.: proprio in una delle perquisizioni le forze dell’ordine hanno trovato materiale probatorio importante.
L’operazione ha determinato la chiusura di circa 200 server in Germania, Francia e Olanda. In Italia la piattaforma era utilizzata da almeno 5 milioni di utenti che per soli 12 euro al mese potevano godere sport e fiction su Sky, Mediaset, Dazn, Netflix, Infinity e tutte le principali pay tv italiane ed estere. Quasi una ventina – secondo quanto riferito dal portale Internapoli – i campani coinvolti nel business. Tra questi spicca Gianluca Menditto al quale, secondo il gip Provvisier sono riconducibili ben 695 abbonamenti. Ci sono poi tanti altri (Maurizio D., Stefano S., Antonino B., Domenico B., Vito D.M., Luigi M., Patrizio D., Fabrizio C., Pasquale G., Giuseppe L., Alfio D.C., Giuseppe P. quelli citati dal portale come coinvolti) conosciuti dagli utenti soprattutto attraverso i nickname: da Diablo a Tulipanonero, da Vanescar a Proff fino a Team R1no, AlfaRomeo56, Evolution Team, Sbudi, Ulisse e Belzebù.
“E’ stato immenso il danno causato al settore televisivo pubblico e privato” ha dichiarato ieri Filippo Spiezia, delegato per l’Italia a Eurojust, nel corso d una conferenza stampa che si è tenuta all’Aja. “Si tratta di un sistema – ha aggiunto Valeria Sico, vice procuratore a Napoli – molto più evoluto di quelli messi a punto in passato”.