
Capua. Emergono ulteriori particolari sull’inchiesta che nei giorni scorsi ha portato alla scoperta di un presunto centro di medicina estetica abusivo a Capua, allestito all’interno di un’abitazione privata. L’operazione, condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, continua a far luce su un’attività che avrebbe attirato numerose clienti anche grazie a prezzi estremamente competitivi.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, a gestire l’attività sarebbe stata un’infermiera in servizio presso il Psaut di Capua che, pur non essendo medico, si sarebbe presentata come “dottoressa” specializzata in medicina estetica. La promozione dei trattamenti avveniva prevalentemente attraverso Facebook, dove la donna pubblicizzava interventi come filler a labbra e zigomi, iniezioni di botox, mesoterapia e biorivitalizzazione del viso.
Uno degli aspetti centrali dell’indagine riguarda proprio i costi proposti: ogni trattamento sarebbe stato offerto a una cifra intorno ai 100 euro, un prezzo decisamente più basso rispetto a quello richiesto da cliniche autorizzate e medici estetici regolarmente abilitati, dove interventi simili possono arrivare a costare diverse centinaia di euro. Una differenza che, secondo gli inquirenti, avrebbe convinto molte persone a rivolgersi a una struttura priva di qualsiasi autorizzazione.
Il botox, in particolare, rappresenta una pratica ad alto rischio se eseguita fuori da contesti sanitari idonei. Iniezioni effettuate da personale non medico o senza adeguate competenze possono causare effetti gravissimi, tra cui paralisi muscolari, difficoltà respiratorie, problemi nella deglutizione e, nei casi più estremi, conseguenze potenzialmente fatali. L’assenza di protocolli di sterilità aumenta inoltre il pericolo di infezioni, contaminazioni e reazioni allergiche.
Le Fiamme Gialle della Compagnia di Capua, agli ordini del capitano Lorenzo Bernardi, avrebbero seguito per circa un mese l’attività dell’infermiera, monitorando sia i canali social sia i movimenti legati agli appuntamenti con le clienti. La perquisizione domiciliare ha portato al sequestro di siringhe, tossina botulinica, acido ialuronico, provette per prelievi di sangue, una centrifuga per il plasma e contenitori per rifiuti sanitari.
Tra gli elementi più rilevanti anche un’agenda con nomi, date e annotazioni riferite a numerose clienti, ritenuta una prova di un’attività economica svolta in nero, senza partita IVA. Le indagini proseguono per quantificare i guadagni e verificare eventuali ulteriori profili di responsabilità.

