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Recupero crediti del clan, Rca e posti nel caseificio: gli indagati sono 29

 

Casal di Principe. Un’inchiesta ampia e articolata che coinvolge complessivamente 29 persone, tra arrestati e indagati a piede libero, mette in luce un sistema criminale ramificato tra Caserta e Napoli, con al centro estorsioni, droga, truffe e pressioni mafiose su imprese.

È questo il bilancio dell’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, eseguita dai carabinieri della Compagnia di Casal di Principe, che ha portato all’arresto di cinque soggetti e all’iscrizione nel registro degli indagati di altre 24 persone.

Le accuse, a vario titolo, sono pesantissime: associazione per delinquere di stampo camorristico, estorsione, traffico di stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori e truffa, tutti reati aggravati dal metodo mafioso e finalizzati ad agevolare il gruppo Schiavone del clan dei Casalesi.
L’indagine, sviluppata tra luglio 2022 e giugno 2023, ruota attorno alla figura di Pasquale Apicella, ritenuto elemento di vertice della fazione Schiavone-Cantiello e tornato in libertà nel 2021 dopo oltre 24 anni di carcere. Con lui sono finiti in cella Giuseppe Alfano, Giovanni Cortese, Mario Cortese e Domenico Fontana, tutti napoletani e indicati dagli inquirenti come collegamento operativo con il clan Di Lauro di Secondigliano. Tra gli indagati a piede libero figurano anche nomi di spicco come Augusto Bianco, Salvatore e Vincenzo Cantiello, Anna Cammisa.

Uno degli episodi più significativi riguarda un presunto “recupero crediti” imposto con minacce mafiose ai danni di un imprenditore edile, per conto di un fornitore di materiali. Ancora più grave il filone legato a un caseificio di Teverola, dove Apicella avrebbe avanzato richieste estorsive tra i 700 e gli 800 mila euro, arrivando a pretendere in alternativa l’assunzione di due giovani donne legate alla famiglia di un operaio deceduto in un infortunio sul lavoro.

Parallelamente, il gruppo avrebbe organizzato un sistema di truffe assicurative nel settore Rc auto, sfruttando una società di autonoleggio intestata fittiziamente a terzi e un vero e proprio call center per raggirare i clienti, indirizzando i pagamenti su carte intestate a soggetti inesistenti.

Il capitolo più redditizio resta però quello dello spaccio di droga. Secondo l’accusa, grazie all’alleanza con esponenti del clan Di Lauro, il sodalizio gestiva l’approvvigionamento e la distribuzione di hashish, marijuana e cocaina nel Casertano. Durante l’inchiesta è stato anche sequestrato un chilo di cocaina, conferma della portata dell’attività illecita.

Un colpo significativo, dunque, agli interessi economici e criminali del clan dei Casalesi, che conferma la persistenza di legami operativi tra camorra casalese e napoletana.

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