
TEVEROLA/CARINARO. È una sentenza articolata e non di immediata lettura quella emessa nel primo pomeriggio dal Gup del Tribunale di Napoli, Linda Comella, nell’ambito dell’inchiesta della DDA che, nel settembre 2024, portò a un maxi blitz dei Carabinieri tra Teverola e Carinaro contro un presunto gruppo camorristico collegato al clan dei Casalesi.
L’ordinanza originaria conteneva 61 capi di imputazione. Il cuore dell’impianto accusatorio, il capo 1, riguarda l’associazione di stampo camorristico che la Direzione Distrettuale Antimafia ha contestato a 13 indagati, ritenuti parte di un’articolazione territoriale riconducibile al clan Picca–Di Martino. Tra i nomi di spicco figurano lo storico boss Aldo Picca, il suo erede criminale Nicola Di Martino e Salvatore De Santis.
Questo capo principale non è stato deciso oggi: proseguirà infatti con il rito ordinario davanti al Tribunale di Napoli Nord. Diversa, invece, la sorte di alcuni reati “satellite”, stralciati dall’impianto principale e trattati separatamente.
Tra questi, l’ipotesi di estorsione ai danni di due bar di Teverola, accusati di pagare un pizzo mensile per il funzionamento delle slot machine. Per questo episodio, Nicola Di Martino, che ha scelto il rito abbreviato, è stato assolto. L’assoluzione, tuttavia, non comporta la sua scarcerazione, poiché l’imputato resta detenuto per altri procedimenti e per il reato associativo ancora pendente.
Sono stati inoltre assolti Dario Giovanni Caserta e Lorenzo Griffo per il capo 60, Bruno Frascarino per i capi 48 e 51 e Giuseppe Picca per il capo 3.
Sul fronte delle condanne, il Gup ha inflitto 2 anni a Biagio Benigno, 8 anni a Carmine Di Tella, e 8 anni ciascuno a Caserta e Griffo, con pesanti sanzioni pecuniarie.
Il procedimento principale resta dunque aperto e sarà ora il giudizio ordinario a stabilire eventuali responsabilità sull’associazione camorristica contestata.

