
CASAPESENNA. Le prime rivelazioni del nuovo collaboratore di giustizia Nicola Inquieto stanno aprendo nuove prospettive investigative sul presunto coinvolgimento del fratello, Giuseppe Inquieto, nell’apparato economico e operativo riconducibile a Michele Zagaria, storico reggente del clan dei Casalesi, conosciuto come “Capastorta”. Secondo quanto Nicola avrebbe raccontato ai magistrati, tra il 2006 e il 2007 Giuseppe sarebbe stato impiegato come prestanome per conto del boss.
Il collaboratore sostiene infatti che Zagaria avesse invitato Giuseppe a chiudere il piccolo capannone dove esercitava la professione di fabbro, dichiarando di volerlo destinare a “progetti differenti”. Tra questi, l’indicazione – perentoria – di rilevare la Aurora Service, un’azienda allora condotta da Generoso “Gerry” Restina, uno dei vivandieri che avrebbero supportato Zagaria durante la latitanza e oggi anch’egli collaboratore di giustizia. Nicola riferisce inoltre che il boss avrebbe individuato in Amalia Abate, moglie di Giuseppe, la figura ideale per affiancarlo nella parte amministrativo-contabile. In quegli anni, infatti, Zagaria avrebbe allontanato Restina dalla società, affidandone formalmente la guida proprio a Giuseppe Inquieto.
Secondo le ricostruzioni del nuovo pentito, il fratello – arrestato nel 2018 nell’ambito del blitz “Pitesti”, relativo a presunti flussi economici tra Italia e Romania e poi assolto dall’accusa di associazione mafiosa dal tribunale di Napoli – avrebbe percepito soltanto uno stipendio di facciata, mentre i ricavi effettivi della società sarebbero stati destinati al sostentamento del clan.
Nicola ha inoltre dichiarato di essere venuto a conoscenza dell’assunzione di un dipendente presso un distributore di carburante, inserito all’interno di un centro commerciale ritenuto orbitante nell’area di influenza del gruppo criminale. Anche quella assunzione, secondo il pentito, sarebbe stata effettuata su ordine diretto di Zagaria.
Le affermazioni rese da Nicola Inquieto sono ora oggetto di approfondimento da parte degli inquirenti, che stanno procedendo alle opportune verifiche per valutarne la rispondenza ai fatti e il possibile valore probatorio.

