MARCIANISE. La Corte di Cassazione ha confermato il regime di carcere duro per Domenico ‘Mimì’ Belforte. La settima sezione, guidata dalla presidente Maria Elisabetta Morosini, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato direttamente dall’interessato contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma, che ne aveva prorogato l’applicazione del 41 bis.
La Suprema Corte ha sottolineato come l’atto non potesse essere accolto a causa di un vizio formale: il documento, infatti, risultava firmato soltanto dal detenuto e non da un legale abilitato al patrocinio davanti alla Cassazione, come invece richiesto dalla normativa introdotta nel 2017.
Questo difetto di legittimazione ha comportato il rigetto immediato dell’istanza, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 4.000 euro destinata alla Cassa delle Ammende.
La Cassazione ha inoltre ribadito un principio ormai consolidato: nessun recluso, nemmeno se sottoposto a misure eccezionali come il 41 bis, può impugnare autonomamente i provvedimenti giudiziari. È obbligatoria, in ogni caso, l’assistenza di un difensore iscritto all’albo speciale per i giudizi di legittimità.

