
San Cipriano d’Aversa. La Cassazione boccia il ricorso: nessuna riduzione di pena per il boss dei Casalesi
La Corte di Cassazione ha respinto il tentativo di ridurre la pena a carico di Oreste Reccia, 55 anni, originario di San Cipriano d’Aversa, indicato dagli inquirenti come esponente di rilievo del clan dei Casalesi.
Il suo avvocato aveva impugnato l’ordinanza del gip di Napoli del 16 gennaio scorso, confidando nell’applicazione della riforma Cartabia, che in alcuni casi consente di ottenere una diminuzione della condanna in presenza di giudizi abbreviati non contestati. Ma i giudici della Suprema Corte hanno dichiarato inammissibile il ricorso, sottolineando che la condanna di Reccia era già passata in giudicato il 7 novembre 2022, quindi ben prima che la riforma entrasse in vigore.
Reccia, noto nell’ambiente criminale con il soprannome di “Recchie ‘e lepre”, era tornato sotto i riflettori delle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che aveva documentato come, una volta tornato in libertà, avesse ripreso contatti e attività legate al sodalizio camorristico, soprattutto nel settore delle estorsioni. Da quell’attività investigativa era maturata una nuova condanna per associazione mafiosa, che ha ribadito il suo peso nell’organizzazione criminale.
La VII sezione penale della Cassazione, con presidente Vincenzo Siani e relatore Daniele Cappuccio, ha confermato integralmente la decisione del giudice dell’esecuzione. Oltre a rigettare l’istanza, ha disposto per Reccia l’obbligo di pagare le spese processuali e una ulteriore sanzione pecuniaria di 3mila euro, destinata alla Cassa delle ammende.
Di fatto, per il ras non ci sarà alcuno sconto di pena e la condanna resterà immutata, rafforzando così la linea dura della magistratura nei confronti dei tentativi di ottenere benefici non compatibili con le nuove norme.

