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De Vita, imprenditore in prima linea morto coi suoi operai. Lo strazio dei parenti

 

Marcianise. Dolore, rabbia e attesa interminabile. Sono i sentimenti che hanno avvolto per ore i familiari delle vittime della strage industriale di Marcianise, esplosa ieri pomeriggio nello stabilimento della Ecopartenope. Solo intorno alle 19 è arrivata la conferma ufficiale: Pasquale De Vita, 51 anni, amministratore delegato e proprietario dell’azienda, Ciro Monopoli e Antonio Donadeo non ce l’hanno fatta.

 

Fino a quel momento, davanti ai cancelli, i parenti hanno vissuto un’angosciosa attesa. «Lì dentro c’è mio fratello – ha detto un uomo al Mattino – ci hanno detto che non si sa nulla, e allora aspettiamo». Le ambulanze ferme nel piazzale hanno alimentato la speranza che qualcuno potesse essere ancora in vita, ma col passare delle ore la tensione è esplosa. Una delle mogli, assistendo ai movimenti dei soccorritori, è crollata urlando: «Come facciamo ora?».

 

Intorno alle vittime, la disperazione di figli e parenti, ma anche lo choc dei colleghi. «Poteva capitare a noi», hanno commentato alcuni operai, con ancora negli occhi la paura di ciò che era accaduto.

 

Il profilo di Pasquale De Vita

 

Tra i tre caduti spicca la figura di Pasquale De Vita, amministratore delegato e motore instancabile della Ecopartenope. Figlio di una famiglia di imprenditori, aveva trasformato l’azienda in un punto di riferimento per lo smaltimento e il riciclo dei rifiuti, stringendo contratti anche con realtà che operano nel porto di Napoli. Era noto per il suo carattere energico e per la sua abitudine a stare sempre in prima linea: un uomo che non delegava solo alla scrivania, ma che preferiva scendere personalmente nei capannoni, fianco a fianco con i suoi dipendenti. Proprio questo impeto lo ha portato a perdere la vita, insieme ai suoi uomini, nel luogo che aveva costruito e guidato con passione.

 

Un dramma che segna la città

 

Marcianise si risveglia così ferita da una tragedia che ha cancellato in un attimo tre vite e stravolto il futuro di altrettante famiglie. La solidarietà di colleghi e cittadini non è mancata: all’esterno dei cancelli dell’azienda, abbracci e lacrime hanno unito chi ha perso un familiare e chi, per destino, si è salvato.

 

La Procura ha aperto un’inchiesta per chiarire le cause dell’esplosione. Intanto, resta l’immagine di un dolore collettivo, amplificato dal silenzio irreale calato sul piazzale quando i nomi delle vittime sono stati pronunciati.

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