San Cipriano d’Aversa. “Me lo hanno ucciso due volte il mio Eros. Io sono molto vicina alle famiglie delle vittime della strage di Corinaldo e, seppur da un’altra prospettiva, provo lo stesso dolore per avere perso mio figlio”. Lo dice in un’intervista alla Gazzetta di Modena Marica Spreafichi, madre di Eros Amoruso, il giovane deceduto in un incidente sulla via Emilia ad aprile e il cui nome compare nelle indagini scaturite dopo la tragedia della Lanterna Azzurra che hanno portato, sabato, all’arresto della ‘banda’ di sei giovani modenesi specializzata in furti nei locali, anche con l’ausilio di spray urticante, e di un 65enne, presunto ricettatore. “Quando me lo hanno detto è come se mi fosse morto due volte. Sapevo che andava a ballare, ma lo fanno tutti i giovani“, ha detto la donna. Secondo gli inquirenti Eros, 19 anni, era parte della gang. Una frequentazione in cui, per la la madre, il ragazzo era stato trascinato da “cattive compagnie” nate a scuola.
Marica dice di aver conosciuto “Ugo Di Puorto e Raffaele Mormone (due degli indagati per la strage di Corinaldo, ndr). Sapevo che il padre del primo è del clan dei Casalesi – afferma Marica Spreafichi – Mi ha sempre turbato moltissimo, anche se mio figlio mi rassicurava”. “Mio figlio ha donato gli organi – aggiunge Marica – Eros era buono, un ragazzo particolare nonostante il padre sia stato poco presente”. La donna respinge anche l’accusa che Eros sia morto durante un “garino” spericolato tra auto, come invece sospettano le forze dell’ordine intervenute sul posto, riferisce il quotidiano modenese. “Mio figlio stava rientrando da Firenze: era andato a ritirare la sua macchina e si era fatto accompagnare dai suoi amici. Nel ritornare a casa, purtroppo, un sorpasso andato male o chissà cosa ha provocato i disastro. Ci tuteleremo con il nostro avvocato contro chi ha parlato a sproposito”. Eros Amoruso morì nella notte tra il 23 e il 24 aprile finendo in auto contro un muro dopo aver urtato la Smart di un amico su cui c’era anche Ugo Di Puorto. Lo stesso che su Facebook lo ha pianto con queste parole: “Sarai sempre nel mio cuore fratello mio sei il mio angelo”.
L’intercettazione tra i tre ragazzi
Era ancora vivo Eros quando, ascoltando le intercettazioni, gli investigatori ricostruirono le responsabilità. Lui, Ugo di Puorto (figlio del ras dei Casalesi Sigismondo detto Sergio) e Raffaele Mormone, ammisero di fatto il loro coinvolgimento nella strage di Corinaldo.
Il 2 marzo i tre erano alla Lanterna Azzurra e stavanoandando allo ‘Studio 160’ di Arquà Polesine, in provincia di Rovigo. Li avevano già presi con il gas in quella discoteca, ma Mormone non sembrava farsi problemi: “porto il gas dentro, ti giuro faccio spruzzare tutti, li faccio sparire, ormai va di nuovo di moda il gas…già l’hanno dimenticato”. Di Puorto replica: “fra io non l’ho mai dimenticato”, ma Mormone lo rincuora: “spruzzo io, tu me lo rimetti in tasca, dopo che ho spruzzato, voglio vedere chi lo trova. eh eh, voglio vedere se prendono le impronte dell’aria…ti giuro lo spruzzo e metto di nuovo in tasca fra…uah se muore voglio vedere”.