MACERATA CAMPANIA. Blitz dei Carabinieri in un bed and breakfast di via Cristoforo Colombo, noto da tempo tra i residenti per essere frequentato giorno e notte da prostitute e transessuali. L’operazione, condotta nella mattinata di ieri dai militari della Stazione locale, si è conclusa con l’identificazione degli ospiti presenti e l’accompagnamento in caserma dei titolari della struttura ricettiva. C’erano tre persone di nazionalità sudamericana che si prostituivano, tra giovani e trans.
Le intercettazioni scottanti
All’origine dell’intervento ci sarebbero state intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura, a seguito della denuncia presentata da un cliente abituale che avrebbe fornito elementi utili a delineare un presunto giro di sfruttamento della prostituzione. La struttura, aperta tutto l’anno e attiva 24 ore su 24, era da tempo finita nel mirino degli investigatori, anche a causa delle segnalazioni di cittadini esasperati per il via vai continuo e per episodi sospetti verificatisi nella zona.
Il registro delle presenze
Durante la perquisizione, i carabinieri avrebbero acquisito documentazione cartacea e informatica, tra cui faldoni contabili, registri delle presenze e materiale di possibile rilevanza investigativa. L’intervento ha visto la presenza di più pattuglie e si è svolto senza particolari tensioni. Oltre ai proprietari dell’immobile, anche alcune delle persone presenti al momento del blitz sono state accompagnate in caserma per accertamenti.
Le indagini
Non è escluso che nelle prossime ore possano emergere ulteriori sviluppi, soprattutto in relazione alla regolarità amministrativa e fiscale della struttura e alle eventuali responsabilità penali connesse all’uso dell’immobile. Al momento, non sono stati resi noti provvedimenti di sequestro, ma l’intervento di chiusura è stato ritenuto “significativo” in un’indagine più ampia sul fenomeno della prostituzione in strutture private.
Il bed and breakfast in questione era già da tempo oggetto di mormorii e preoccupazioni tra i residenti, molti dei quali temono ripercussioni o ritorsioni e preferiscono non esporsi pubblicamente. L’inchiesta è ancora in corso e al momento vige il massimo riserbo da parte degli inquirenti.
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