Somma Vesuviana. Lee Elder, il 19enne statunitense ritenuto l’autore materiale delle coltellate mortali al vice brigadiere Mario Cerciello Rega, avrebbe negato che il carabiniere che gli si è avvicinato si sia qualificato o comunque “si sarebbe nascosto dietro la propria difficoltà di comprendere la lingua italiana”. E’ quanto emerge dal decreto di fermo. L’altro statunitense, invece, avrebbe ammesso che il carabiniere si era qualificato
“Non pensavo fosse un carabiniere, avevo paura di essere nuovamente ingannato”. Così Elder Finnegan Lee, il cittadino americano che ha confessato di essere l’autore materiale dell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega, ha raccontato agli inquirenti quanto avvenuto in via Pietro Cossa. Non è però l’unica ammissione nelle mani degli investigatori.
Avrebbero confessato entrambi i giovani statunitensi fermati per l’omicidio del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. Interrogati a lungo in caserma dai carabinieri, sotto la direzione dei magistrati della Procura di Roma, davanti “a prove schiaccianti” avrebbero ammesso le proprie responsabilità. A quanto ricostruito dagli investigatori, l’autore materiale del ferimento sarebbe il 19enne Lee Elder Finnegan.
Nonostante le ammissioni rimangono dei punti oscuri sull’esatta dinamica del furto e dell’estorsione che hanno fatto scattare l’operazione nella quale è morto il militare. Da chiarire intanto l’esatto ruolo della persona derubata. Non è chiaro se si sia trattato di un pusher o di un suo ‘intermediario’, ovvero di un procacciatore di clienti che opera nelle piazze di spaccio. In ogni caso è insolito che una persona che abbia a che fare con traffici illeciti si rivolga poi ai carabinieri per dare l’allarme e denunciare il furto di uno zainetto con dentro telefono e anche dei soldi, forse provento di attività illecite. Un altro aspetto riguarda il perché i due americani, in possesso di un cellulare rubato, abbiano risposto alla chiamata in arrivo su quel numero e prendano un appuntamento con la vittima tentando l’estorsione.
Altro elemento da verificare è la presunta presenza di pattuglie in appoggio che non sono riuscite a intervenire in tempo quando la situazione è precipitata. Del resto né il carabiniere colpito a morte né il collega, entrambi in borghese come richiede un servizio in cui è necessaria la non riconoscibilità dei militari, hanno utilizzato l’arma di servizio per difendersi o mettere in fuga i due aggressori. Intanto domani pomeriggio a Roma ci sarà la camera ardente del vice brigadiere di Somma Vesuviana: sarà aperta dalle 16 alle 20.30 nella cappella di piazza Monte di Pietà, a pochi passi dalla caserma dei carabinieri di piazza Farnese dove da anni il militare prestava servizio.