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Fratelli uccisi per volere del boss, 3 rischiano grosso

CASAL DI PRINCIPE. Duplice omicidio Aversano, la DDA chiede tre condanne: 30 anni per gli esecutori, 12 per il mandante oggi collaboratore

La Direzione Distrettuale Antimafia ha avanzato la richiesta di tre condanne nel processo in corso con rito abbreviato presso il Tribunale di Napoli, relativo all’uccisione dei fratelli Pietro e Vincenzo Aversano, avvenuta nel 1999 nel centro di Casal di Principe.

Secondo l’accusa, il delitto fu un agguato camorristico con finalità vendicative, organizzato per rispondere all’assassinio di Salvatore Bidognetti. Quest’ultimo era stato eliminato da una fazione rivale capeggiata da Salvatore Cantiello, soprannominato “Carusiello”.

Durante la requisitoria, il pubblico ministero ha chiesto 30 anni di reclusione per Mario e Francesco Cavaliere, oltre che per Giuseppe Dell’Aversano. Per Domenico Bidognetti, noto come “Bruttaccione” e oggi collaboratore di giustizia, è stata richiesta una pena di 12 anni, in quanto considerato l’istigatore del delitto.

La ricostruzione degli inquirenti indica che fu proprio Domenico Bidognetti a pianificare la spedizione punitiva in risposta alla morte di un suo parente. L’agguato sarebbe stato eseguito da esponenti del clan dei Casalesi, tra cui Alessandro Cirillo, detto “’o sergente”, attualmente detenuto all’ergastolo e processato con rito ordinario.

L’obiettivo principale dell’agguato era Pietro Aversano, raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco. Suo fratello Vincenzo, che si trovava lì per caso, fu colpito alla testa e morì sul colpo. Il fatto, avvenuto in pieno giorno, si inserisce tra gli episodi più sanguinosi della guerra interna al clan dei Casalesi alla fine degli anni Novanta.

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