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Milano da sniffare, quella coca portata dai rampolli dei boss marcianisani. Le rotte dello sballo vip

MARCIANISE. La Milano da bere ha da tempo un lato oscuro, fatto di affari illeciti e giri di droga che alimentano il divertimento notturno. L’ultima inchiesta ha acceso i riflettori su un sistema consolidato, ma già in passato era emersa una rotta della coca “particolare”: quella che Marcianise arriva ai locali alla moda del capoluogo meneghino, attraverso i rampolli dei boss marcianisani. Chiariamolo subito, al momento non c’è alcuna correlazione e si tratta di due inchieste distinte. Alla luce, però, degli ultimi avvenimenit, con la Gintoneria di Davide Lacerenza, noto imprenditore della movida milanese (mai in rapporti con uomini della malavita e coinvolto solo nell’ultima inchiesta, ndr), finita al centro delle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, è bene analizzare con nuova attenzione la holding marcianisana-milanese scoperta l’anno scorso.

La Gintoneria e il business della cocaina

L’uultima nchiesta ha rivelato che la Gintoneria non era solo un punto di riferimento per la movida milanese, ma anche una base per lo spacico di droga. Il locale, frequentato da vip e imprenditori, sarebbe stato – secondo la Procura lombarda – uno snodo fondamentale per la distribuzione di cocaina nella Milano notturna. Secondo gli inquirenti, dietro la facciata del glamour si celava un sistema ben organizzato di spaccio, gestito da figure legate alla criminalità organizzata.

Le indagini hanno portato alla luce intercettazioni e testimonianze che confermerebbero il ruolo centrale del locale nella rete di distribuzione degli stupefacenti. Lacerenza, pur dichiarandosi estraneo ai fatti, è stato coinvolto nelle indagini per i suoi legami con alcuni degli indagati. La sua Gintoneria era frequentata da personaggi legati ai clan, tra cui alcuni esponenti della criminalità campana che avrebbero avuto un ruolo chiave nel traffico di droga.

L’asse Marcianise-Milano: il ruolo del clan Belforte

Le indagini sulla coca sniffata a Milano affondano da sempre le mani nella nostra regione. L’asse dello spaccio scoperto l’anno scorso in un’altra inchiesta portava direttamente a Marcianise, roccaforte del clan Belforte, uno dei gruppi criminali più potenti del Casertano. Al centro della rete ci sarebbe stato Giovanni Buonanno, figlio di Gennaro “Gnocchino” Buonanno, esponente di spicco della cosca dei Mazzacane.

Secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, Giovanni Buonanno avrebbe avuto contatti con il clan rivale dei Quaqquaroni (Piccolo-Letizia), una situazione che lo rendeva sospetto agli occhi di alcuni affiliati. Pasquale Aveta, collaboratore di giustizia, ha confermato che i figli di Gennaro Buonanno erano malvisti a causa delle loro frequentazioni con i clan rivali. Dichiarazioni simili sono state fornite anche da Bruno Buttone, ex esponente del clan Belforte, il quale già nel 2013 riferiva agli inquirenti che Giovanni Buonanno acquistava cocaina da un parente della famiglia Letizia.

Il traffico di droga e la Milano notturna

Claudio Buttone, fratello di Bruno, ha fornito ulteriori dettagli su Buonanno, spiegando che quest’ultimo era considerato vicino al clan Piccolo e che gli venivano affidati compiti delicati, come il recupero di scooter rubati per compiere omicidi. Sempre secondo Buttone, Giovanni Buonanno avrebbe dovuto partecipare all’omicidio di Andrea Letizia, sfruttando le sue conoscenze all’interno del clan rivale per monitorarne gli spostamenti.

Oltre alle questioni interne ai clan, emerge un altro dettaglio significativo: l’espansione del business della droga fino a Milano. Giovanni Buonanno aveva un fratellastro, Giuseppe Salzillo, residente proprio nel capoluogo lombardo, che avrebbe ricevuto – secondo accuse ancora da dimostrare visto che il procedimento è ancora in atto – da lui ingenti quantitativi di cocaina. Le indagini hanno rivelato che, tra il 2010 e il 2011, la droga arrivava a Milano attraverso due corrieri, che vennero poi arrestati in una stanza d’albergo con un chilo di cocaina.

Il volto nascosto della Milano da bere

La Gintoneria di Lacerenza è solo la punta dell’iceberg di un sistema che continua a prosperare, nascosto dietro il luccichio della Milano notturna. La Milano da bere continua a brindare, ma nel calice, più che gin, sembra esserci un sottobosco di personaggi che tra un TikTok e una “boccia pesante” assaggiano il gusto del proibito.

 

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