San Cipriano d’Aversa. Quarantasei anni totali di reclusione. E’ questo l’esito del procedimento di primo grado per l’omicidio di Luigi Diana, il fioraio di San Cipriano assassinato dal clan dei Casalesi per vendetta il 29 maggio 1992.
A quasi 27 anni dall’omicidio il sostituto procuratore aveva invocato l’ergastolo per Francesco Carannante e 16 anni ciascuno per Raffaele, Pietropaolo e Salvatore Venosa, attualmente tutti collaboratori di giustizia. Il gup ha salvato Carandente dal massimo della pena infliggendogli 16 anni grazie a un’ampia confessione resa alla Dda. Se la cavano con 10 anni a testa, invece, i tre Venosa, tutti collaboratori di giustizia.
L’omicidio avvenne davanti al cimitero di San Cipriano durante la faida tra la famiglia sanciprianese dei Venosa e quella casalese degli Schiavone. Il fioraio pagò con la vita proprio una presunta amicizia con alcuni esponenti del clan rivale. I sicari lo freddarono esplodendo al suo indirizzo diversi colpi di arma da fuoco con un fucile a canne mozze.