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Lacrime e cori per l’addio a Sasà, le parole del Comune: “Di lavoro si deve vivere, non morire”

Casagiove. Padre di famiglia muore a 48 anni per un incidente sul lavoro, le parole del Comune.

Ennesima tragedia sul lavoro, Alessandro Glaneo, un 48enne di Casagiove, stava lavorando come operaio in Sicilia, in un cantiere.

Un’auto ha urtato l’impalcatura e lui è caduto. La caduta gli ha provocati seri danni alla testa e diverse fratture. Nonostante gli sforzi dei medici nei giorni successivi, purtroppo non ce l’ha fatta.

Una tragedia che ha sconvolto la sua comunità e distrutto la sua famiglia. Moltissimi i messaggi di cordoglio in onore dell’operaio e in supporto alla sua famiglia.

Lascia la moglie Mena e i figli Annachiara e Vincenzo Pio. I funerali invece si sono tenuti oggi, alle 12:30 presso la chiesa di San Michele Arcangelo da don Stefano Giaquinto.

Lacrime, appulsi da parte dei presenti e cori e fumogeni da parte dei Fedayn rossoblù hanno accompagnato il suo ultimo viaggio e in un giorno così buio e doloroso, anche il comune di Casagiove ha voluto dedicare delle toccanti parole in onore dell’operaio:

“La Comunità, unita in una profonda tristezza, abbraccia per l’ultimo, commosso saluto un suo figliolo, caduto sul campo di battaglia e di resistenza che è diventato, sempre più, il lavoro. Quel lavoro sul quale la Costituzione fonda la Repubblica Italiana, quel lavoro che, lo Statuto dei Lavoratori aveva elevato a dignità e libertà dal bisogno, quel lavoro che sempre aveva permesso al Paese di rialzarsi dopo guerre e catastrofi, quel lavoro che ha nobilitato generazioni, ha creato e costruito, realizzato progresso e civiltà, quel lavoro si è voluto diventasse altro per rispondere all’ingordigia di chi detiene ricchezza e capitale. Si è voluto diventasse sempre più precario, sempre meno pagato, sempre più sfruttato. Quel lavoro, la base della nostra convivenza, del nostro patto costituzionale, è stato aggredito nel suo valore, perché fosse percepito e trattato come costo, perché non fosse né protetto, né tutelato, ma sottoposto alle regole ciniche e dure del mercato, alla stregua di una qualsiasi componente della economia di carta che sta dominando il mondo. In questa logica, anche la sicurezza è diventata un costo da tagliare. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro segnala, inascoltata, che ogni anno quasi tre milioni di esseri umani, compresi 12.000 bambini, muoiono per incidenti o malattie contratte sul lavoro. In Italia tre lavoratori al giorno muoiono, lì, sul lavoro, dove avrebbe dovuto vigere, forte e chiaro, il diritto alla sicurezza, oltre che alla remunerazione che rende libero e dignitoso ogni essere umano. Alessandro Glaneo, 48 anni, sposato con Mena, padre di Vincenzo Pio e di Annachiara, figlio, fratello, amico, uno di noi per il quale oggi la Città intera piange, solidale con l’immenso dolore dei familiari, è un’altra delle vittime innocenti della ingordigia, della religione pagana del denaro, della nostra, di tutti, incapacità a riconsegnare al lavoro la dignità e il rispetto che merita. Di lavoro si deve vivere, non si può e non si deve morire. La sicurezza è una priorità assoluta. In assenza od in carenza d’essa è bene smetterla di definire incidenti, le morti sul lavoro, esse altro non sono che omicidi, con molti responsabili, che non sempre pagano per le loro irresponsabilità. Perdonaci Alessandro per non aver saputo difendere il tuo diritto sacrosanto a vivere. Ti sia concessa l’eternità promessa dalla tua fede e i tuoi cari, per il tuo sacrificio, siano destinatari di tutto il bene e preservati da tutto il male”