Napoli. Chi aveva necessità di farsi visitare bypassando le liste di attesa, al San Giovanni Bosco di Napoli poteva contare anche sul “cup” del clan Contini: la circostanza emerge dalle 2038 pagine dell’ordinanza firmata dal gip di Napoli Roberto D’Auria che disegna, nei minimi particolari, le aree su cui la cosiddetta Alleanza di Secondigliano esercitava la propria influenza. Ieri, forze dell’ordine e magistratura hanno assestato un duro colpo alle famiglie Contini, Mallardo e Licciardi, nell’ambito di un maxi blitz
interforze coordinato dalla Procura partenopea. I Botta, quindi, gestiscono pure la priorità per le visite, per i loro parenti (una delle quali riesce ad ottenere rapidamente un appuntamento per una risonanza magnetica) e non solo.
Dall’attività investigativa, documentata nell’ordinanza, emergono un numero impressionante di interventi del clan sulle tutte le attività del san Giovanni Bosco. I Contini controllavano le relazioni sindacali, potevano anche ostacolare le decisioni dei manager, imporre assunzioni, ottenere certificati falsi, per esempio, per le truffe assicurative, e anche il sostegno dei medici (compiacente o meno) per far medicare gli affiliati del clan feriti in conflitti a fuoco senza che la cosa trapelasse, cioè evitando il passaggio nel Pronto Soccorso. In quell’ospedale il clan sostituiva addirittura le forze dell’ordine: in una intercettazione registrata alle 21,08 del
3 febbraio 2013 un medico, minacciato da due energumeni, invece di chiedere aiuto alla Polizia o ai Carabinieri, telefona a uno dei componenti della famiglia Botta (che per conto del clan tiene sotto controllo ogni aspetto che riguarda il nosocomio, ndr). Le persone che poi risolveranno la vicenda sono il fratello e il nipote di Salvatore Botta, una volta portantino in quello stesso ospedale, ritenuto dagli inquirenti il cassiere del clan. Vincenzo Botta chiama lo zio Angelo (risultato, peraltro, anche dipendente di una ditta di pulizie che lavora nell’ospedale) al quale dice: “o’ zi’…ti vuole (il medico, ndr)…eh! Mi ha chiamato a me…ha detto fai venire un
attimo a tuo zio…stavano due di loro che lo volevano picchiare!…”. L’intervento della famiglia Botta effettivamente risolve la vicenda, come si intuisce dalla successiva conversazione intercettata: “…Tutto a posto!”