TRENTOLA DUCENTA. L’indagine che ha portato ieri all’arresto da parte della Squadra mobile di Caserta del 52enne ras Salvatore Orabona è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Orabona, ritenuto ex capozona del clan dei Casalesi nel comune casertano di Trentola Ducenta, nel 2016 aveva iniziato a collaborare con la giustizia, raccontando diversi delitti da lui stesso commessi e facendo i nomi di altri affiliati al “clan dei Casalesi”, poi però nel 2021 il programma di protezione gli è stato revocato per gravi violazioni comportamentali.
L’agguato di Setola
Orabona divenne noto alle cronache a fine 2008, quando fu il bersaglio di un agguato del boss stragista dei Casalesi Giuseppe Setola, che con un commando di killer provò ad eliminarlo con pistole e kalashnikov, mentre Orabona era in casa a Trentola Ducenta con moglie e figlie. Il gruppo di fuoco si spostò poi verso l’abitazione di Pietro Falcone, altro esponente del clan, sparando all’impazzata e colpendo e ferendo una vicina di casa di Falcone, estranea al clan. Il doppio raid fu “ascoltato” in diretta grazie alle cimici piazzate in una delle auto dagli inquirenti che erano sulle tracce di Setola.
“Li dobbiamo uccidere, hai capito? Una botta in faccia”, l’ordine del sanguinario boss, cui seguono risate, spari, voci che intonavano canzoni neomelodiche, ed ancora spari. Salvatore Orabona si nascondeva in un casolare di campagna, nei dintorni del comune di Pignataro Maggiore; con lui due cani di grossa taglia, ma oggi non ha potuto far nulla quando ha visto gli agenti della Polizia circondare il casolare; in quel momento lui era poco distante, ha provato a fuggire ma è stato bloccato e ammanettato.