MONDRAGONE. Nella mattinata di oggi, innanzi al collegio A della I sezione del Tribunale Penale di Santa Maria C.V., si è tenuta la prima udienza del processo a carico del pluripregiudicato Tiberio Francesco La Torre, accusato di estorsioni consumate e aggravate dal metodo camorristico a carico degli imprenditori mondragonesi Alfredo e Pasquale Campoli, nonché nei confronti del consigliere regionale Giovanni Zannini, minacciato di morte da Puntinella che voleva estorcergli 50 mila euro sulla base di motivazioni ritenute false e pretestuose dal Gip del Tribunale di Napoli, Ivana Salvatore, che ha disposto il giudizio immediato, rito che si basa sul presupposto della evidenza della prova a carico dell’imputato.
Zannini si è costituito parte civile e così pure gli imprenditori Campoli, analogamente i giudici hanno ammesso la costituzione di parte civile del comune di Mondragone. Alla prossima udienza per il prossimo 15 novembre, il consigliere regionale dovrà confermare le accuse contro il ras dei “chiuivi”.
Secondo le indagini coordinate dal Sostituto Procuratore presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Roberto Patscot, con l’aggiunto Del Prete, e scattate proprio a seguito della denuncia sporta dal presidente della VII Commissione Ambiente, Energia e Protezione Civile del Consiglio regionale della Campania, tanto da portare all’arresto del boss, lo scorso 17 maggio, ad opera dei Carabinieri di Mondragone, comandati dal Colonnello Bandelli, Tiberio La Torre, in concorso con una seconda persona, voleva estorcere 50 mila euro a Zannini sul presupposto di finte pretese risarcitorie, presentandosi a casa del consigliere regionale più volte senza che nessuno gli aprisse la porta.
Nell’ordinanza che ha disposto il giudizio immediato, il GIP ha evidenziato due aspetti ben precisi della condotta delittuosa tenuta da Puntinella: il primo riguarda la presenza di una seconda persona ancora in corso di identificazione ma tuttora libera di agire; il secondo, è relativo al fatto che La Torre, il giorno 8 maggio, sia a Pasquale Campoli che al padre Alfredo Campoli chiese insistentemente di incontrare Zannini affinchè questi gli consegnasse la somma di 50 mila euro entro la sera altrimenti lo avrebbe ucciso. Insomma, dagli atti di indagine emerge chiaramente che La Torre avrebbe ucciso Zannini se il consigliere regionale non lo avesse denunciato e se i carabinieri non lo avessero tempestivamente arrestato.
Il secondo capo d’accusa riguarda l’estorsione ai danni dell’imprenditore Alfredo Campoli per una somma di circa 20 mila euro, dal quale La Torre pretendeva che gli consegnasse il danaro presso una cappella del cimitero di Mondragone.