SANTA MARIA CAPUA VETERE. «L’avvio dell’iter per la candidatura di Santa Maria Capua Vetere a Capitale italiana della cultura ci rende particolarmente orgogliosi, dal momento che è stata una nostra idea della prima ora, quando in tanti (anche in campagna elettorale) non ne coglievano le opportunità ed è stata oggetto di una nostra mozione consiliare approvata all’unanimità». Così Raffaele Aveta e Italo Crisileo, consiglieri di “Alleanza per la città – Movimento 5 Stelle”, commentano i primi passi che l’amministrazione comunale sta muovendo per la presentazione del dossier di candidatura entro settembre.
«Ferma restando la validità dell’idea, considerate le potenzialità della nostra città, – spiega Aveta – non possiamo non esprimere qualche perplessità sulla tempistica scelta dal sindaco Mirra, molto in ritardo rispetto alla data di scadenza del bando. Sarebbe forse più ragionevole aspettare l’esecuzione delle opere che lui stesso ha annunciato, ma delle quali non si vede neppure l’avvio, in modo da presentare una città più pronta sotto ogni profilo. Basti pensare a Palazzo Teti, che potrebbe rappresentare un polo fondamentale per le iniziative della Capitale della cultura. A questo si aggiunga che, per lo stesso bando, è stata annunciata per la Campania anche la candidatura di Pompei, che sarà incentrata su temi molto simili ai nostri e che certamente parte da fondamenta più solide».
Sui ritardi del procedimento, incalza Crisileo: «È evidente che l’amministrazione si stia muovendo in tutta fretta. La prima riunione con gli operatori del territorio è di pochi giorni fa; il primo incontro con i consiglieri comunali è fissato per il 12 luglio. Togliendo il mese di agosto, abbiamo di fatto un mese e mezzo per elaborare un dossier degno di questo nome».
«Ad oggi – conclude il leader dell’opposizione Aveta – non sembra poi che l’amministrazione abbia previsto fondi da dedicare a questa idea, né che sia stato individuato o nominato un responsabile della progettazione strategica capace di reperire risorse finanziarie per lavorare a un progetto culturalmente di spessore, come è accaduto a tante altre città italiane che hanno presentato la loro candidatura. La sensazione è che si stia delineando la solita iniziativa in salsa sammaritana, caratterizzata da provincialismo e superficialità nel metodo. Per tutti questi motivi, riteniamo che una maggiore ponderazione del progetto, con la previsione di fondi adeguati e con l’eventuale rinvio al bando dell’anno prossimo, possa essere un modo sensato di non sprecare un’occasione d’oro al solo scopo di mostrare un attivismo non supportato da adeguate competenze e risorse».