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Vittima innocente del clan, nessun beneficio alla famiglia: colpa di un controllo di 16 anni fa

Casal di Principe/Giugliano. “A me dispiace per mia madre e mio fratello che ora vivono in precarie condizioni”. Giovannibattista Riccio è il figlio maggiore di Lorenzo, il contabile di un’impresa di onoranze funebri che il 2 ottobre del 2008 fu ucciso a Giugliano da un commando dell’ala stragista dei clan dei Casalesi. Ma Lorenzo, che si trovava al suo posto di lavoro, non era – secondo quanto emerso dalle successive indagini – il vero obiettivo dei sicari che avrebbero voluto puntare le loro armi contro i titolari dell’azienda per ‘punirli’ per aver denunciato una richiesta di tangente avvenuta diversa anni prima.

Giovannibattista, insieme alle madre e al fratello, dopo diversi anni ha richiesto di poter accedere ai benefici della legge 302 del 1990, in favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata. Ma la sua istanza è stata respinta nel 2021 perchè il giovane, che vive e lavora in Germania da oltre dieci anni, nell’estate del 2008, quando era ancora minorenne e ancor prima dell’uccisione del padre, nel corso di due controlli da parte delle forze dell’ordine fu sorpreso in compagnia di due persone con precedenti per reati associativi accertati nel 2016 e nel 2017.

Quelle persone non ricordo neanche chi siano. A quell’epoca ero un ragazzo che passava le sue ore libere in strada insieme ad altri ragazzi della mia città”, aggiunge Giovannibattista che ricorda però dettagliatamente il giorno in cui suo padre fu ucciso.

Vennero i carabinieri a casa e li accompagni nell’abitazione dove mio padre viveva. Passando dinanzi al locale dove lavorava vidi numerose pattuglie delle forze dell’ordine, il nastro rosso che delimitava il marciapiedi e capiì che era succcesso qualcosa di grave. Poi seppi della morte di mio padre e da quel momento la mia vita è cambiata -dice – E questo diniego mi brucia sulla pelle, come sale su una ferita mai chiusa”.

In verità è cambiata anche la vita di sua mamma che ora vive in una condizione di precarità economica e del fratello Ottavio. “Loro vivono con quel piccolo aiuto che io posso dare grazie al mio lavoro”, aggiunge. Altro motivo per il quale l’istanza è stata rigettata è la presenza di congiunti con precedenti penali. “I richiedenti – osserva l’avvocato Angelo Abbate, che assiste Giovannibattista Riccio – non possono essere a conoscenza delle vicende penali riguardanti i loro congiunti, la gran parte dei quali è persino sconosciuta a Giovannibattista ed Ottavio Riccio” ed i reati contestati, assicura il legale “non sono di tipo associativo”.